lunedì 16 maggio 2011

La scelta è un'arma


Avanti coraggio! Tra le birre, noto una novità, da un po di tempo ne sono comparse di indigene, questa è di un micro birrificio,storico, una birra italiana per di più micro, ha vinto sui marketing internazionali, affiancandosi alla più nota Baffo (che non è più italiana), Peroni e Ichenusa, è finalmente comparsa sugli scaffali una birra di Biella. Quasi, quasi ne compro un cartone. Io non bevo molta birra, di solito bevo il vino, ma già che la ho trovata, questa estate probabilmente mi servirà, coi tempi che corrono è un buon ottimo investimento, sono a posto per un anno almeno. Oddio, ci siamo ecco, ho la prima convulsione da consumo della giornata. Mi fregano sempre. Confesso che ho ingenuamente pensato, per un nano secondo, di avere vinto la battaglia con i trend setter, invece mi si presenta un dubbio: "credo che mi hanno fregato ancora una volta facendomi sospirare un consumo, convincendomi della sua praticità della sua meravigliosa utilità". Spiego meglio: il trend setter è quell'individuo che anticipa i consumi di massa e che annusa un prodotto, lo compra lo usa e così lancia una moda, lavora inconsapevolmente sull'anticipo (trend = tendenza, setter = cane da caccia?). I consumi di massa, non solo alimentari, tutti dipendono dalla capacità di essere intercettati dai trend setter. Gli studi di marketing e di packaging che sono le strategie di vendita e di confezionamento dei prodotti, passano la maggior parte del loro tempo a inseguire, a corteggiare a blandire il gusto di un ipotetico acquirente medio. I trend setter sono le antenne che percepiscono con anticipo il futuro del consumo e che noi consumatori imitiamo inconsapevolmente. Io la scampo. Cioè, non posso definirmi un trend setter, perché non faccio tendenza, conosco poca gente, e di sicuro non lancio mode, cerco di essere alternativo con scarsi risultati, cerco di comprare i prodotti alla stregua, vana, del principio edonistico (minimo sforzo massimo risultato). Cerco dei prodotti che mi diano soddisfazione, che costino possibilmente poco. Appartengo piuttosto al target "del consumatore inconsapevole, uno dei tanti estimatori dei "trend setter". Nella lotta tra il"consumo consapevole" e il "bombardamento mediatico", esco sempre sconfitto, La scelta libera rimane una vana speranza. Io tento di non comprare i prodotti maggiormente pubblicizzati. Mi affido placidamente agli hype1 (eventi causati da voci) ovvero ai consigli di amici, altre volte sono spinto per curiosità, ad esperienze dirette, infine a causali esperimenti. Ho caratterizzato il mio gusto per tentativi e approssimazione al portafoglio, cioè avvicinando il mangiare ideale alle reali capacità economiche, che non sono poi molte. estremizzando il concetto posso arrivare addirittura a sostenere che oggi il principio fondante della società in cui vivo, si basa nella democratizzazione del consumo – il prof. Rescigno2 mi perdoni - è fondato nella "libertà d'acquisto". Potremmo anche scriverlo direttamente nella Nuova Costituzione Federalista Europea applicando de facto come d'uso una fonte del diritto, la consuetudine: "Art. 1 - La nostra è una oligarchia parlamentare, mediatica, fondata sui consumi". A dimostrazione che non vaneggio preciso. Un rappresentante di Governo ha dichiarato che - "la manovra fiscale, ridurrà le tasse". Questo farà piacere, credo a tutti. Questa riduzione è conseguenza dell'ottimizzazione della spesa dello Stato, il fine è ridurre i costi di gestione e di migliorarne l'efficienza. Bravissimi. Il Governo si è impegnato a ridurre lo spreco. Perfetto. Il portavoce dichiarava poi che "il fine e che si crei un circuito virtuoso che renda possibile il rilancio dei consumi". Cosa c'entrano i consumi ? Secondo l'economia mpderna lo scopo, la base fondante della nostra esistenza il motore primo della nostra ricchezza è il consumo. Quand'è che si sono spaventati ? Quando i consumi sono calati. Quando le persone hanno visto che non arrivavano a fine mese e hanno creato gruppi di acquisto, ripristinato il baratto, bruciato carte di credito. Si è iniziato a razionalizzare la spesa. Quando cioè molti di noi tra il superfluo e il necessario ha scelto l'oculatezza, anche lo Stato ha dovuto fare altrettanto. Questo spaventa "la scelta". Se per qualsiasi motivo i consumatori si organizzassero volontariamente sarebbero più efficaci di qualsiasi movimento politico. Se non comprassero un qualsiasi prodotto questi sparirebbe dal mercato in brevissimo tempo. La televisione viene prodotta con la pubblicità, i siti internet vivono grazie alla pubblicità, la pubblicità ci invita a fare delle scelte, quando non le facciamo magari perché il prodotto è inutile, o semplicemente brutto questo scompare dal mercato. La scelta è un'arma è il caso che ce ne ricordiamo.
1Passaparola , mode e tendenze
2 Giuseppe Ugo Rescigno, Ordinario di Diritto Pubblico dell'Università "La Sapienza" di Roma.

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