giovedì 26 maggio 2011

andiamo finalmente dentro


Andiamo
piove e come spesso succede non ho di che coprirmi, ma esco indomito per fare un po di spesa per la cena. Il menù al solito non è previsto io applico la cousine du marchè, decido in base ai prodotti che trovo, sicuramente mai prima di uscire di casa. Quindi faccio mente locale sugli acquisti della mattinata al mercato, casuali in genere. Sicuramente dovrà comprare del pane, un po di formaggio, il parmigiano per il ragazzino, della ricotta magari di capra e volendo fare un tortino di verdure... detersivi per i panni e ci scappa ...mentre percorro i cento metri che distanziano l'ultimo spazio coperto dall'ingresso del supermercato mi viene in mente che “non ho redatto la lista” un fulmine avrebbe fatto meno male. È un guaio di proporzioni gigantesche... dovrò gironzolare tra i comparti tutti nella speranza di accendere qualche neurone della memoria che mi segnali qual'è lo stato ultimo del luogo asciutto. Gironzolando a caso, in genere, finisce che cado in tentazione per qualcosa di perfettamente inutile, aumenta il tempo perso tra gli scaffali e infine riempiro talmente il cestino da essere costretto a pagare col bancomat perchè i soldi che ho di budget non basteranno. Speriamo che almeno ricorderò il codice del bancomat. Percorro gli ultimi dieci metri e arrivo.
Mi accolgono fantastiche luci al neon, la scritta illuminata mi sovrasta ed è un monito. La porta non permette ripensamenti, si apre automaticamente, non sempre è così efficace, oggi stranamente mi ha visto subito, “apriti sesamo” penso. Dei cani soli, stanno fuori legati ai moschettoni, elemosinano un minimo di conforto, “su bello ora viene” dovrebbe bastare, insieme a loro non dissimile nello sguardo lacrimevole un venditore di calzini e cd falsi, cerca di vendermi film inquadrati storti e malfunzionanti, mai che avesse un film che mi piace, sempre questa roba americana film d'azione e commedie di scoreggie, cartoni animati con sottotitoli in russo e teste passanti davanti la macchina da presa. ”M'hai fregato già un paio di volte” gli dico per scacciarlo prima che si avvinghi a me come un oala, io ho scoperto come buttarli giù da internet e tanto non li vedo uguale. Per me un film è bello al cinema, o in compagnia, in tv perde fascino e l'attenzione, non è la stessa cosa, per dormire mi basta forum o telemarket.
La porta automatica si e aperta e chiusa tre quattro volte almeno, ma nessuno sottolineo nessuno dei quattro funzionari con il cartellino ciao sono Paolo mi ha degnato di uno sguardo. Attraverso il valico tra mondo reale e il santuario delle promozioni ed entro.



Pape Satan Aleppe
Luci al neon, odore di chiuso, ventata di aria condizionata, bancone bianco sempre sbeccato con pezzetto di truciolato in vista, ragazza delle promozioni intenta a compilare moduli, in due anni avrà compilato sessantamila moduli, solo quando io passavo di là, divisa dai colori sociali. Sempre intenta nel suo strano scrivere chinata sembra dire “Io sono il vice-direttore si vede dal fatto che riempio i moduli”. E il direttore che farà. Lo lo so lo so, li firma ! In realtà se faccio mente locale ci ho anche parlato, fuori all'uscio vestita borghese sembrava normale addirittura carina. “Cciao” faccio io. “Ciao” fa lei poi colta da insana mammite si ferma guarda Nicolò e chiede: “bello il bambino è tuo?”. “Nooooo, assolutamente, l'ho appena trovato ai giardinetti allora ho pensato di portarlo alla macelleria per vedere se me lo frollavano loro, sai com'è sono un comunista vegano ed è solo mercoledi” non lo dico forse è un rimorchio, allora penso “nooo è di mia sorella? Lo tengo io così lei può andare” non ho risposto, non la voleva la risposta, dice “ma è identico a te”. Faccio solo in tempo ad alzare un sopracciglio mentre chiude con: “ciaoooooo” e se ne va. Eppure volevo guardarla negli occhi prenderla sul mio braccio e chiederle sottovoce con fare languido e inequivocabile “ma che cazzo ci scrivete in tutti quei moduli?” non lo sapro mai. Diamoci un tono, lei scrive, io passo innanzi e non mi curo di Lei. Vengo avvolto dalle promozioni, cara punti, regalo, lamentele e cassette dei buoni propositi, catalogo dei regali... oggetti che non puoi non avere.
La carta punti c'è l'ho avuta. Ci ho pure preso un fantastico registratore a cassette karaoke, e microfono, radio sveglia pronto soccorso con tre pupazzetti attaccati sopra col silicone, tigro, winnie e l'asinello. Fatti i giusti calcoli solo 2000 euro di spesa circa. Non troppi in fondo tanto li avrei spesi comunque.                   

stinco di santo

lo stinco è uno dei piatti per eccellenza. un piatto povero e semplice 

l'uomo della pioggia


martedì 24 maggio 2011

spaghetti fly monster


Lontano da dove? Europiccola


Lontano da dove?  L'esilio non è altro che assenza e può assumere molte forme alcuni sostengono che l'esilio ci viene instillato quando veniamo svezzati dal seno materno; altri affermano che che si forma la prima volta che ci viene detto di lasciare la tavola di famiglia, oppure quando veniamo lasciati.  Esilio ?
Il 29 dicembre 1904 una figura femminile solitaria minuta, se ne sta seduta su di una panchina di fronte alla stazione ferroviaria della Sudbahn, ai piedi dell'obelisco della dedizione della città all'Austria, raffigurante una Trieste allegorica, il capo levato in espressione di gratitudine che emerge da un cumulo di rovine romane. L'obelisco è stato rimosso da un pezzo, ma il monumento all'imperatrice Sissi è tornato al giardinetto di fronte alla stazione.
Vediamo lì questa figura minuta di donna in attesa una ora dopo l'altra: porta il berretto di panno, un logoro vestito da viaggio, ha disposto intorno a se, sul selciato, bagagli e fagotti. Di quando in quando volge lo sguardo all'orologio della stazione poi scruta ansiosa la via che conduce al centro della città.
Ed eccolo finalmente arriva l'uomo che aspettava. Alto allampanato occhialuto, con un abito di tweed abbottonato e un cappello di paglia, l'alito liquoroso: ecco che arriva James Joyce, a consolare la sua giovane compagna in apprensione, Nora Barnacle, che balza in piedi stringe il berretto fra le mani e gli corre incontro in lacrime.
Naturalmente provava sollievo a rivederlo: lui però non le rese certo vita facile negli anni che passarono a Trieste. Joyce aveva lasciato così a lungo presso la stazione ferroviaria quel giorno perché appena arrivato, era subito riuscito a mettersi nei guai. Era andato a cercare un posto dove pernottare, ma poi si era unito a una brigata di marinai ubriachi e la polizia l'aveva arrestato. C'era voluto il riluttante intervento del console britannico per farlo uscire di prigione e la povera Nora avrebbe benissimo pensare che quello era un brutto presagio. Sono molte le vie che ricordano a Trieste il loro passaggio, perennemente in bolletta.
Ricostruire i loro spostamenti durante il periodo che trascorsero in città non è certo una impresa da poco. Joyce sbarcava il lunario impartendo lezioni di Inglese, in parte alla berlitz, in parte privatamente : ma il suo rapporto con i soldi era senza speranza, dato l'assillo dei debiti e le frequenti grane coi padroni di casa, sono molte le vie che ricordano il passaggio della coppia, da un tugurio all'altro, prima da soli poi con un bambino, poi con Stanislsaus, fratello di Joyce, poi con la seconda figlia, poi con la sorella di lui, Eva e i suoi due bambini, infine con l'altra sorella Eileen, sempre stretti e di malumore.
A un certo punto si diedero per vinti e partirono per Roma, dove rimasero qualche mese.
Joyce aveva il genio per compagno, qui scrisse Dedalus, ritratto dell'artista da giovane, buona parte di gente di Dublino, e concepì L'Ulisse. Trieste gli piaceva l'aveva soprannominata Europiccola. Passava lunghe ora a passeggio, specialmente nella chiesa greco-ortodossa di San Nicolò,c'erano centinaia di osterie, caffè e case di tolleranza in cui trovare svago.  

a solo piace il basket


domenica 22 maggio 2011

dalla risiera di San Saba


questo è un posto anomalo non c'entra coi carrelli ma è domenica piove l'ho presa da un libro di Covacich Trieste sottosopra è la lettera datata 5 Aprile 1945, di Pino robusti: non è un partigiano quando viene arrestato, lo diverrà nelle due settimane dentro la risiera di San Saba

Laura mia,
...da due giorni partono a decine uomini e donne per ignota destinazione. Puo essere anche la mia ora. In tale eventualità io trovo il dovere di lasciarti come mio unico ricordo queste righe. Tu sai Laura mia se m'è doloroso il distaccarmi sia pure forzatamente da te. Se quanto temo dovrà accadere sarò una delle centinaia di migliaia di vittime che con sommaria giustizia in un campo o nell'altro sono state mietute. Per voi sarà cosa tremenda, per la massa sarà il nulla, un unità in più ad una cifra con molti zeri. Ormai l'umanità s'è abituata a vivere nel sangue. Io credo che tutto ciò che tra noi v'è stato non sia altro che normale e conseguente alla nostra età, e sono certo che con me non avrai imparato nulla che possa nuocerti ne dal lato morale ne da quello fisico. Ti raccomando perciò come mio ultimo desiderio, che tu non voglia, o per debolezza o per dolore, sbandarti e uscire da quella via che con tanto amore, cura e passione ti ho modestamente insegnato. Mi pare strano mentre ti scrivo, che tra poche ore una scarica potrebbe stendermi per sempre, mi sento calmo, direi sereno, solo l'animo mi duole di non aver potuto prendere il fiore della tua giovinezza, l'unico e ambito premio della mia esistenza. Ora con te sono stato in dovere di mandarti l'ultimo saluto, ma con i miei me ne manca l'animo, quello che dovrei dire loro è troppo atroce perché io potessi dare loro un dolore di tale misura. Comprenderanno è l'unica cosa che io spero. Comprenderanno. Addio laura io vado verso l'ignoto la gloria e l'oblio, si forte e generosa.
Addio pino.

Grazie. 

sabato 21 maggio 2011

Sarde, Ponte sullo stretto di Messina e lo chef geniale .

Deliziose e amate sarde. Sarde fritte o in Saor con ortaggi, alla scapece, erbe aromatiche cipolle cotte. Pesce azzurro ricco di calcio e omega 3, adatto alle signore dopo gli anta per evitare osteoporosi, adatto ai bambini per il calcio e il ferro, meglio di quei schiacqua denti degli integratori di batteri che tanto vanno di moda. "Che fai vai al mare, bèvete sta robbrodaja" … fa la Marcuzzi alla Gepi. Poco più grandi di un alice, pezzo forte della cucina povera quando il pesce stava ancora nel mare. La pasta alle sarde intere o a pezzi, con aceto uva passa e pinoli. Sarde al kilo 4euroe50, già e pulite al mercato di Valmelaina (venerdi') sei euro. Passi non ti puzzano le mani e non devi scendere a buttare la spazzatura prima che il tanfo delle teste e interiora prenda il sopravvento e ti uccida, varrà pure un euro e mezzo. Ma queste sarde :::: impilate neanche un gioco giapponese, messe a croce sopraelevate come la pira funeraria indiana, in una serie di triangoli in equilibrio aereo, degne del ponte sullo stretto di Messina, sospese o come dice il testo poggiate sull'ovvio letto di erbette o alghe (croccanti ?). 9 dico nove sarde (circa 2 etti) in un piatto di 25 cm di diametro..... costo 22 euro ? Sapete dov'è percepibile  la genialità dello chef ? …. nel conto.

è vero che non si fa la pubblicità ....


giovedì 19 maggio 2011

Bevande amene VS Chinotto

sempre nel super merkato ...
Un omuncolo "ciao sono Roberto" con la divisa d'ordinanza, un po' triste, come sono tutte tristi le sintetiche divise di ordinanza, si affanna ad accatastare e ad ordinare delle bibite. Dopo un'accurata e quanto mai vana ricerca tra le merci esposte, memore anche delle precedenti, decido di avvalermi del fantastico "servizio clienti", mi avvicino quindi all'indaffarato uomo inginocchiato, gli chiedo: "mi scusi, ma il chinotto (della X marca) e la cedrata Y non esistono più ?". Mi guarda muovendo il sopracciglio, avendo visto molti film di Sergio Leone, penserà di spaventarmi, noto che è tentato di rispondermi: "ma con tutta la roba che c'è, proprio il c...o di chinotto vuoi?". Suo malgrado, il servizio clienti gl'impone delle regole, tra le altre cose insegna lo Zen, l'arte della manutenzione della motocicletta1, a sorridere ai matti ed a comportarsi come il Mahatma Gandhi con gli Inglesi. Lui che ha seguito il corso ,per ben sei ore e mezzo ed è stato anche premiato come addetto alle vendite del mese, ed è costretto quindi suo malgrado a rispondermi con cortesia, risponde quindi: "eh, che ci vuole fare, anche a me piacciono, ma sa, decide la direzione…" (e tanto basta !).
La direzione?… 

non si fa pubblicità
Perché la Direziòone non vuole che si vendano chinotti e/o le cedrate? Appartiene sicuramente ad una setta satanista, una cordata massimalista, proto stoica templare. Forse è una semplice cosmologica frattura spazio temporale di Saturno contro che fa sì che io reputo buoni dei prodotti che poi rimangono invenduti alla direzione. Non mi capacito del perché: ma se chiedo a qualcuno, normalmente al mio Campione, se preferisce dell'acqua tonica o del chinotto alla cola, o meglio "se gli manca la spuma", mi rispondono normalmente che: "sì, gli manca la spuma", o più frequentemente: "grazie, un buon chinotto lo bevo volentieri", magari in vetro … Allora perché, mi chiedo, perché non lo si trova? Ci sono, in verità, alternative a bizzeffe. Bevande colorate magnifiche nella loro composizione da Nouvelle Cuisine: come ad esempio arancia, carote, grano, mirtilli e frutti di bosco tutti insieme. Davanti a cotanta concentrazione di svariati gusti anche Gualtiero Marchesi o il futurista2 più fantasioso avrebbero vacillato. E' probabilmente la conseguenza di uno studio, osservando i comportamenti e i gusti di un bambino di sette anni nel tentativo di scelta del suo primo gelato senza l'ausilio dei genitori al seguito. Non soddisfatti di cotanta proposta, aggiungono per invitare all'acquisto del marasma probabilmente bevibile, una didascalia ben evidenziata sulla confezione, che promette vitamine A, B,C, E, - e: "venghino signore venghino"- ferro, sodio e potassio…. Mi chiedo se all'interno vi si possa inserire una fetta di pane e del carpaccio di vitella al limone di Sorrento, ottenendo così: il primo, il secondo, contorno frutta e dolce. Al prezzo di 2 euro e 19 per un chilo e mezzo, è un pasto completo per quattro persone, tolte le spese della lavastoviglie, del tavolo - è una bevanda, quindi serve esclusivamente, se siete proprio eleganti, un bicchiere – via le stoviglie, il tovagliolo, il sapone, niente gas da cucina, ne la cucina in sé, non serve neanche il salotto, te lo gusti nel loculo. Con i prezzi che corrono nell'immobiliare raggiungi due obbiettivi notevoli di risparmio. Invece il frigo serve, perché si conserva ad una temperatura tra 0° e 8° gradi. Comunque rimane un vero affare....
andiamo oltre "e non ti curar di loro" dico a Niki che non capisce

1. Robert M. Pirsig the Zen and the Art of Motorcycle Maintenance, trad. it.Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi, Milano, 1981.
2 F.T.Marinetti e Fillia,La cucina futurista, Sonzogno, Milano, 1932.

martedì 17 maggio 2011

Da leccarsi i baffi 1970


Mentre viaggiavo da Buttrio verso Rosazzo e la sua Abbadia, Bartolini, Elio mi spiega che in Friuli si fa davvero un gran bel vino soltanto lungo una serie di colline … La casa bianca è chiusa, adesso, salito il colle giriamo intorno e ci affacciamo un momento al cortiletto deserto e silenzioso: ombra, malinconia , abbandono.

Sento gli avversi numi e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta

non ho conosciuto Don luigi ignoro se la citazione foscoliana si adatti.
Ma l'avversità dei numi, quante volte appunto è segno di nobiltà e di vitalità.
Perciò caro e ignoto maestro prego anch'io nel tuo porto quiete.
Ci rifugiamo nella vicina osteria, alla base della collina che cento passi più in là ...ricomincia a salire vestita anch'essa di vigne. È un posto, forse ancora più bello della stessa abbazia, perchè l'osteria è come un balcone che sporge sul mantello verde di valli e poggi e delle loro dolcissime pieghe: ma la pianura si stende davanti, in fondo s'indovina la luce e l'aria dell'Adriatico, e il vicino promontorio su cui spicca l'Abbazia forma una grande quinta scura per il controluce, dando risalto e straordinaria prospettiva a tutto il paesaggio.
Ci giuda il signor Furlan che ha cascina e vigne poco più sotto, nella stanza dell'osteria ci ha fatto preparare la colazione i doppi vetri alle finestre civiltà mitteleuropea, penso ai venti invernali, come aperitivo bevo per la prima volta nella mia vita la Ribolla (in slavo la rebula), vino bianco di colore paglia con riflessi verdolini, leggerissimo sia nell'alcool sia di corpo, un po acidulo senza pretese, ma di vino che prorpio per questo, a volte può tornare gradevole: era noto con altri nomi, Rainfald, Rabiola. Ricordo il menù, copioso e gagliardo, prosciutto goulash con patate, polenta fagiano del posto, insalata di radicchioe fagioli, formaggi di latteria. Oltre la ribolla ricordo il Tocai, la Malvasia, i Merlot. Ma ricordo tutto questo confusamente perchè la bottiglia di Picolit che il signor Furlan ci offre, cancella sovrana, ogni altra sensazione. …
Mario Soldati
Da leccarsi i baffi 1970

comprato il giornale


lunedì 16 maggio 2011

a passeggio per Roma


solo guarda i bambini giovare a basket


La scelta è un'arma


Avanti coraggio! Tra le birre, noto una novità, da un po di tempo ne sono comparse di indigene, questa è di un micro birrificio,storico, una birra italiana per di più micro, ha vinto sui marketing internazionali, affiancandosi alla più nota Baffo (che non è più italiana), Peroni e Ichenusa, è finalmente comparsa sugli scaffali una birra di Biella. Quasi, quasi ne compro un cartone. Io non bevo molta birra, di solito bevo il vino, ma già che la ho trovata, questa estate probabilmente mi servirà, coi tempi che corrono è un buon ottimo investimento, sono a posto per un anno almeno. Oddio, ci siamo ecco, ho la prima convulsione da consumo della giornata. Mi fregano sempre. Confesso che ho ingenuamente pensato, per un nano secondo, di avere vinto la battaglia con i trend setter, invece mi si presenta un dubbio: "credo che mi hanno fregato ancora una volta facendomi sospirare un consumo, convincendomi della sua praticità della sua meravigliosa utilità". Spiego meglio: il trend setter è quell'individuo che anticipa i consumi di massa e che annusa un prodotto, lo compra lo usa e così lancia una moda, lavora inconsapevolmente sull'anticipo (trend = tendenza, setter = cane da caccia?). I consumi di massa, non solo alimentari, tutti dipendono dalla capacità di essere intercettati dai trend setter. Gli studi di marketing e di packaging che sono le strategie di vendita e di confezionamento dei prodotti, passano la maggior parte del loro tempo a inseguire, a corteggiare a blandire il gusto di un ipotetico acquirente medio. I trend setter sono le antenne che percepiscono con anticipo il futuro del consumo e che noi consumatori imitiamo inconsapevolmente. Io la scampo. Cioè, non posso definirmi un trend setter, perché non faccio tendenza, conosco poca gente, e di sicuro non lancio mode, cerco di essere alternativo con scarsi risultati, cerco di comprare i prodotti alla stregua, vana, del principio edonistico (minimo sforzo massimo risultato). Cerco dei prodotti che mi diano soddisfazione, che costino possibilmente poco. Appartengo piuttosto al target "del consumatore inconsapevole, uno dei tanti estimatori dei "trend setter". Nella lotta tra il"consumo consapevole" e il "bombardamento mediatico", esco sempre sconfitto, La scelta libera rimane una vana speranza. Io tento di non comprare i prodotti maggiormente pubblicizzati. Mi affido placidamente agli hype1 (eventi causati da voci) ovvero ai consigli di amici, altre volte sono spinto per curiosità, ad esperienze dirette, infine a causali esperimenti. Ho caratterizzato il mio gusto per tentativi e approssimazione al portafoglio, cioè avvicinando il mangiare ideale alle reali capacità economiche, che non sono poi molte. estremizzando il concetto posso arrivare addirittura a sostenere che oggi il principio fondante della società in cui vivo, si basa nella democratizzazione del consumo – il prof. Rescigno2 mi perdoni - è fondato nella "libertà d'acquisto". Potremmo anche scriverlo direttamente nella Nuova Costituzione Federalista Europea applicando de facto come d'uso una fonte del diritto, la consuetudine: "Art. 1 - La nostra è una oligarchia parlamentare, mediatica, fondata sui consumi". A dimostrazione che non vaneggio preciso. Un rappresentante di Governo ha dichiarato che - "la manovra fiscale, ridurrà le tasse". Questo farà piacere, credo a tutti. Questa riduzione è conseguenza dell'ottimizzazione della spesa dello Stato, il fine è ridurre i costi di gestione e di migliorarne l'efficienza. Bravissimi. Il Governo si è impegnato a ridurre lo spreco. Perfetto. Il portavoce dichiarava poi che "il fine e che si crei un circuito virtuoso che renda possibile il rilancio dei consumi". Cosa c'entrano i consumi ? Secondo l'economia mpderna lo scopo, la base fondante della nostra esistenza il motore primo della nostra ricchezza è il consumo. Quand'è che si sono spaventati ? Quando i consumi sono calati. Quando le persone hanno visto che non arrivavano a fine mese e hanno creato gruppi di acquisto, ripristinato il baratto, bruciato carte di credito. Si è iniziato a razionalizzare la spesa. Quando cioè molti di noi tra il superfluo e il necessario ha scelto l'oculatezza, anche lo Stato ha dovuto fare altrettanto. Questo spaventa "la scelta". Se per qualsiasi motivo i consumatori si organizzassero volontariamente sarebbero più efficaci di qualsiasi movimento politico. Se non comprassero un qualsiasi prodotto questi sparirebbe dal mercato in brevissimo tempo. La televisione viene prodotta con la pubblicità, i siti internet vivono grazie alla pubblicità, la pubblicità ci invita a fare delle scelte, quando non le facciamo magari perché il prodotto è inutile, o semplicemente brutto questo scompare dal mercato. La scelta è un'arma è il caso che ce ne ricordiamo.
1Passaparola , mode e tendenze
2 Giuseppe Ugo Rescigno, Ordinario di Diritto Pubblico dell'Università "La Sapienza" di Roma.

venerdì 13 maggio 2011

per Jaco

Una sera qualunque in una città qualunque degli Stati Uniti, notte, fa freddo è da poco finito di piovere la giornata non è stata delle migliori per Jaco. E' sporco sono due giorni che non dorme, l'ultima volta che è stato a casa non se lo ricorda, per Jaco non è importante, non ha deciso nulla semplicemente si muove casualmente sulle sue immagini. Al banco del bar siede l'uomo d'aspetto, sciatto, madido e con la barba di due giorni gli occhi arrossati i pensieri affogati nell'alcool della quinta o sesta birra, sporco, odora di fumo, di cipolla cotta e patate fritte, per Jaco cambiare il vestito non ha importanza, i capelli lunghi gli si attaccano al collo sudati, sarà stata la birra.


Entra un tipo, un ragazzo, con l'aspetto di chi vuole essere interessante. Lo riconosce gli si avvicina farà due tre domande, per Jaco non importa basta che offra un'altra birra. Beve e suda, ride alla battuta per compiacere e decide nel mentre di andarsene. Così urta due tre oggetti e lentamente si immette in strada, fuori fa freddo, si sente il rumore dei passi nelle pozze d'acqua, per Jaco non è male dà l'idea di quelle immagini di danzando sotto la pioggia, un po di aria male non fa, cammina verso l'ovunque, si gira in un vicolo, piscia, il sudore continua ma il viso è sollevato pensa a qualcosa di divertente ride fra se e se come l'ubriaco fischietta un brano di Mancini pensa :" ci si potrebbe lavorare su".
Il passo strascicato la lingua gonfia biascica qualcosa ad una prostituta per strada, lei non gli risponde lui è quasi violento lei si divincola e lo strattona, per Jaco non è importante tanto la birra gli fa venire voglia di pisciare al massimo di dormire.
Per Jaco però di dormire non se ne parla, non gli và.
Per Jaco di notte c'è qualcosa di magico nell'aria, la notte gli viene in mente un verso di .... come si chiamava ? … che fa … "come fa ?" … : "intorno a mezzanotte solo un uomo passeggia nel vuoto e il rumore dei suoi pensieri si accorda al tempo del suo respiro ". C'è l'insegna di un bar al neon c'è della gente fuori che vuole entrare sarà un bel posto. Per Jaco un posto vale l'altro, basta un pò di musica e una buona birra.
C'è Il Buttafuori alla porta, è un palestrato ha gli occhi limpidi degli ottusi è stato in Marina anche a Granada n'é fiero e porta al petto la toppa che lo dice agli altri. Certo che non gli piacciono i negri, i froci e le puttane, ma le donne quelle si. L'ottuso, non sa chi era San Pietro, ma ha le chiavi per entrare e anche tutti i dischi di Madonna, vorrebbe comprarsi la moto per portarci la ganza in giro, non gli piace questa città. Los Angeles lì si che potrebbe fare la sua vita aprirsi la sua palestra e diventare ricco. Quella scritta Staff gli spetta di diritto, ma gli sta stretta, lui ha una coscienza del lavoro ma anche altre grandi ambizioni. Solo per un secondo si vedono.

Per Jaco non importa cosa pensa il tipo alla porta, ha abbastanza soldi per comprarsela la palestra, ma i tipi muscolosi non gli hanno mai fatto allegria, vuole solo andare a farsi una birra e se va bene trovare il bagno e rifare la pipì, pensa "chissà dove ho messo le sigarette". Il Buttafuori è di guardia, è ligio fa bene il suo dovere, questi barboni ubriachi vengono solo a fare casino, suo padre era un alcoolizzato, e chi beve non è mai stato nelle sue grazie. Per Jaco non importa un granché del padre, non lo ricorda, quello del ragazzo, forse, non l'ha neppure conosciuto. Il Buttafuori ferma Jaco "ehi, balordo, questo non è posto per te, leva il tuo culo cencioso da qui e vai a farti fottere da qualche altra parte....."

Per Jaco la libertà non è un gioco ma solo un valore tra milioni di altri parametri, e non ricorda di aver fatto nulla di male a Big Jim. "Guarda che ce li ho 21 anni lascia stare e levati di mezzo che mi scappa se non vuoi ti pisci addosso”. L'uomo di guardia ... è poliziotto, giudice e boia, Dio e Patton è stufo di, di, fare soldi litigando con questi barboni, negri e puttane. "Uomo. Ti ho detto che questo posto non è per te, quindi leva il tuo culo da qui e sparisci". Per Jaco è diventato fastidioso ha voglia di entrare, non sa perché ma non è necessario chiederlo, si fa basta. Per Jaco guardare negli occhi vacui del buttafuori è difficile gli sale dallo stomaco un qualcosa di dimenticato un fastidio da ubriachi. "Ma cos'hai sul mio culo che ti piace tanto non sarai mica un frocio". Per Jaco dirlo e pensarlo è stata la stessa cosa ma ci ripensa, era meglio evitare. Lo scimmione ha uno scatto di orgoglio, perde il controllo afferra per il bavero quel sacco di merda sudicio, scende con lui nella via lo colpisce più volte lo spinge gli sferra calci, pugni, un bidone addosso e lo scaraventa tra l'immondizia, urlando. Ecco qua il tuo gay leccaculo dei negri ecco il tuo gay bastardo figlio di puttana … Per Jaco non ha più importanza qualcosa si è rotto e non sente più dolore fastidio o nausea o freddo qualcosa si è rotto solo il silenzio si accorda col suo respiro.

a Jaco Pastorius bassista morto picchiato da un butta fuori.

giovedì 12 maggio 2011

il sabato del villaggio globale


Non solamente il bello ma forse la massima parte delle cose e delle verità che noi crediamo assolute e generali, sono relative e particolari. L'assuefazione è una seconda natura, e s'introduce quasi insensibilmente, e porta o distrugge delle qualità innumerabili, che acquistate o perdute, ci persuadiamo ben presto di non potere avere, o di non poter non avere, e ascriviamo a leggi eterne e immutabili, a sistema naturale, a Provvidenza etc. l'opera del caso e delle circostanze accidentali e arbitrarie.(13. Agosto 1820.) 

Giacomo Leopardi " Zibaldone" dei pensieri

non è mia ma la condivisione è totale  

martedì 3 maggio 2011

La terra è piatta


Mi chiamo Daniele, abito in città, a Roma, ad una distanza calcolabile in un range che va da un minimo di 22 ad un massimo di 15,000 kilometri dal più vicino campo coltivato, dal luogo di raccolta cioè, di alcuni ortaggi con cui alle volte mi nutro. Ho vaghe reminescenze della campagna, sulla natura in genere e sul ciclo della creazione del cibo in particolare.
Le mie conoscenze sono di livello scolastico, e rimembranze delle visite ai nonni materni contadini. Nel supermercato io ci compro idealmente solo pochi prodotti. Ho detto appositamente idealmente perchè anche se entro in un supermercato per acquistare una cosa sola, ad esempio del burro, difficilmente tornerò a casa senza almeno una busta piena di qualsiasi cosa inutile mi abbia affascinato, a eccezione del burro. Non pensiate sia una questione strettamente personale non ho qualche disfunzione da orientamento, ne soffro di schizzofrenia, la mia è piuttosto la consapevolezza di essermi arreso. Non ricordo più quando la mia cognizione di individuo pensante, libero di comprare, ha cozzato contro la cruda realtà di essere un consumatore di prodotti indotti dalle leggi di mercato, quando cioè sono diventati i prodotti e le relative pubblicità a dettare le mie regole di vita. Ho provato inizialmente e blandamente a difendermi. Non consumo tecnologia. Non posseggo il decoder, il mio cellulare è vecchio ed economico (definito un archeo_telefonino), la macchina è iscritta all'ASI (ato storica) ed ha percorso oltre duecentoquarantamila kilometri, acquisto musica in vinile usato, la mia tecnologia casalinga è prossima all'avvento del digitale ma è ancora analogica, cioè uso la Moka.
Non ho nulla di personale contro il supermercato, che ha ridotto a vantaggio del consumatore la proporzione tra costi dei beni e stipendio medio, e mi ha inoltre creato sotto casa un gigantesco parcheggio gratuito. È piacevole avere a disposizione centinaia di prodotti in una unica soluzione di vendita. Ciò non toglie che il supermercato è un luogo asfissiante dove l'acquisto diventa meta-natura ed'una eventuale riflessione sulle modalità deliranti d'acquisto una teoria proto-eretica. Ho un dei buoni motivi per non fare la spesa solo nei supermercati: preferisco comprare le verdure fresche dai vignaioli, anche laddove, non credo siano biologiche, ne tantomeno sterili, ma le trovo saporite, spesso economiche, altre volte freschissime. So che loro ci campano e questo mi inorgoglisse, sono per l'autarchia e penso in fondo che se li aiuto a campare magari loro un giorno compreranno qualcosa da me. Non amo acquistare la carne imbustata nel piatto di polisitrolo, ne consegue che frequento dei piccoli spacciatori di cibo toccato da mani umane. I viganioli e i macelleai mi ringraziano affibbiandomi quantità di roba doppia se non tripla del mio fabbisogno settimanale, del come e del perchè non mi capacito, eppure sono obbligato a dare cene per smaltire l'eccesso nel freezer. Ho così dovuto imparare a cucinare e anche comprare un freezer più grande. La difficoltà di entrare in un supermercato, me la sono spiegata con il fatto che non riesco più a vedere una connessione logica tra il cibo e la tavola. La necessità, la piacevolezza dell'oggetto “alimento” non derivano più dalla fonte prima “la natura” l'agreste campo, sono indotti, invece, dalla figura rappresentata sulla confezione. Quindi l'acquisto del prodotto è indotto dall'immagine che questi ci mostra. Colorata, vivace, magnifica strasbordante di promesse. Com'è ovvio, l'immagine è eterea, fallace, apparente, cioè non si trasforma mai in realtà, salvo nel momento del conto, cioè nella commisurazione economica dell'acquisto (la fila alle casse). È la delusione di una promessa non mantenuta di un mondo migliore, dove la panna è perfettamente bianca, l'hamburger non brucia mai, dove la cucina necessita di quattro minuti attenzione al massimo, dove si è indotti a pensare che sia inutile mangiare e che bisogna dedicarsi all'edonismo e al divenire più belli e pimpanti, che invece cozza con la cruda realtà di prodotti creati ad arte pregni di sofisticazioni, di immagini e di rimandi esotici, che si materializzano in un piatto di portata precotto in perfetto stile “mensa aziendale e/o ospedaliera”, che ci toglie uno dei piaceri della vita: il desco e la compagnia. 

lunedì 2 maggio 2011

Aspetto una lettera


Cos'è un supermercato ?
Dal mio nuovo punto di vista è un grande, gigantesco negozio dove ci si reca per acquistare dei beni, teoricamente alimentari. Si arriva a piedi o in  macchina, alcuni in motorino, con tutta la famiglia al seguito, soli se si è single. Muniti della comanda dei genitori se si è figli conviventi cioè delegati, con la speranza magari di fare la cresta1, con le richieste scritte o telefonate dalle mogli, cioè teleguidati; i più bravi a mente e questi sono gli autarchici, altri con il flacone vuoto quale promemoria questi definibili Meta empirici, altri semplicemente a caso cioè i Peripatetici, infine alcuni anarchici perché applicano cioè la teoria del caos.
Si parcheggia nel super parcheggio, si affranca dalla schiavitù delle catene un carrello, vi s'infila l'eventuale recalcitrante ragazzino nell'apposito trespolo, si riempe di ogni bene di Dio il cestino e dopo aver percorso un labirinto di file si passa alle casse, li si paga, etc.;
Nel supermercato si vanno a fare gli acquisti di beni di prima necessità, ovvero le spese alimentari eventualmente programmate e anche decisamente più complesse, settimanali, mensili, perfino annuali. Posta in questi termini la situazione è semplice: si ragiona sul da farsi, ponendosi come i sofisti all'ingresso alcune delle domande fondamentali della vita : cosa mangiamo stasera? e questa settimana ? Alcuni hanno delle visioni mistiche … “Che cos'è che mi dovevo ricordare?” altri affermano delle verità assolute, i fideisti: “ho finito le uova”; anche semplicemente soggettive: “di che marca è il detersivo?”  Insomma il supermercato è un luogo filosofico, una Accademia moderna. ci sembra alle volte metafisico alle volte crudo e reale. Chi sceglie di recarsi al supermercato lo fa liberamente, sceglie  lui il dove e il quando, arriva, compra il necessario, paga, ed infine dopo lungo e perigliosa fatica se gli va bene, ne esce. Tutto questo senza aver avuto pressioni di alcuna natura o sorta, né coercizioni di nessun genere, quindi chi entra compie un gesto in piena libertà. Nessuno all'interno del supermercato vi obbliga o vi minaccia. Anzi il rapporto umano è quasi totalmente assente, fatta eccezione per qualche graziosa signorina che v'invita ad assaggiare un qualche prodotto in offerta, spesso anche buoni, i rapporti umani sono rari se non nulli. Il supermercato nel suo complesso si mostra gentile, ci applica sconti, ci informa, ci promuove nuovi prodotti per risparmiare tempo e soprattutto denaro. Addirittura ci scrive, da quando sono fidelizzato con la carta punti è una delle poche lettere che ricevo. Scrive generalmente per avvisarti che sino allla terza settimana di Gennaio, Marzo, o Aprile, saranno in esclusiva presso di Lui, Lui solo, in offerta: pelati, pesce, formaggio, scatolame vario, etc. Purtroppo anche se comunica con l'esterno, intasando brutalmente la cassetta della posta, nascondendo spesso le ben più odiate bollette il supermercato rimane asettico, ed è leggermente distante da una qualsiasi conversazione bidirezionale.
Credo difficile credere che qualcuno leggendo di una offerta lancio, scoprendo ad esempio che la carne in scatola, è “solo per questo mese” in promozione a due euro e cinquanta al barattolo si sia commosso. Nb : Resta inteso che l'offerta è valida solo se si ha la carta punti, se ci si reca di mercoledì digiuni, e i pezzi disponibili in tutto il pianeta sono 45 e solo nei supermercati aderenti e cioè Poggibonzi, Roncobilaccio e Fratta Marmoreto Inferiore.D'altronde come biasimarlo rimane piuttosto difficile commuoversi per delle merci in vendita, che per di più giacciono impilate su scaffali di metallo, col loro bel prezzo scritto in calce, peso netto, tara, marchio Ce, sgocciolato, allo stato di conservazione nel mitico “luogo asciutto” da tenere più o meno lontano dalla portata dei bambini, con l'offerta punti: mela pera casetta , paghi due prendi tre, offerta lancio, buoni sconto. Occorrerebbe in realtà, per commuoversi intendo, una sensibilità da goethiani. Per me il cibo ha un valore emotivo irrinunciabile. Lo vedo strumentale solo nelle ricette di M.V. Montalban1 , dove il cibo è un mezzo per la seduzione o eventualmente un dispensatore di coccole. Io a questo fine dedico molto del mio tempo, cerco addirittura delle soddisfazioni emotive nel fare la spesa. Ed è in questa fase, all'atto pratico dell'acquisto del cibo che tratto, quando la mia euforica consumistica edonistica intenzione, in prospettiva della sacralità del Desco, si trasforma in scoramento. La gentile, la cortese Direzione del supermercato, intanto con una lettera personalizzata (grazie alle carte punti) mi informa che ha scoperto una mia improrogabile esigenza, mi avvisa che un nuovo prodotto, adatto alle mie esigenze, mi hanno cioè identificato come Target, è in arrivo. Cedo così all'emozione di trovare il bene agognato. Eh si, infine anche io mi commuovo. Finirà temo che osserverò con più attenzione le lettere del supermercato che intasano la buca, almeno così ogni tanto avrò il piacere di attendere una buona novella, con la certezza che qualcuno sta attento ai miei desideri, magari solo per offrirmi una cassetta delle lettere più grande.
1M.V. Montalban, Ricette Immorali, Feltrinelli, Milano 1988
1Mencato versamento del resto, una fonte di reddito.   

Che ci faccio qui ?

Siete mai stati di sabato o di domenica in un grande, iper, super, mega, gigantesco supermercato, a fare la spesa ? Non mentite, certo che ci siete stati.
Il supermercato è un must una delle necessità inderogabili della modernità. Perchè mai non passare una splendida giornata del sabato o della domenica all'interno di un luogo chiuso e senza finestre, un luogo ovattato e estraniante, rumoroso quanto basta, facendo poi anche un'ora e mezza circa di fila per pagare; quando fuori magari c'è il sole e ti viene la voglia di andare al mare ?. Provate anche voi entrando in un supermercato una sensazione di euforia mista a panico e smarrimento ?. Una sensazione di labirintite un inizio di crisi da panico?. Se la risposta è si allora quello che segue è per voi.
Vi siete mai domandati (seriamente) che ci faccio io qui ?
non una crisi di panico da stress e agorafobia, ma un consapevole/ragionevole dubbio di sopravvivenza. Questa banale e quanto mai retorica domanda, è la base dei racconti. 
"La Domanda". La stessa domanda che io ho posto ai miei amici, ai miei conoscenti. La maggioranza dei miei intervistati, cioè il mio Campione2. Sulle prime il campione non mi ha dato una chiara esauriente, sincera risposta, anzi per lo più mi hanno guardato attoniti, perplessi, è lo stesso effetto che avrei ottenuto dicendo “La terra è piatta”. Poi qualcuno mi ha chiamato qualche giorno dopo e ...



1Obbligo, inderogabile necessità. Dovere.
2Gruppo di intervistati non possedendo mezzi ne tempo una ventina di persone o giu di li.   

si parte

Ecco il seguito, per meglio dire un inizio di revisione, del mio precedente confuso postare, le intuizioni, le idee e in forma causale su vari spazi, in altri siti, altre vite, nick name, fantasie che poi non ho mai completato.
L'intenzione per queste pagine è quella di tenere un diario delle cose che mi succedono. Di riprendere gli stessi argomenti, di dieci anni fa,  facendoli evolvere dal punto di vista dell'evoluzione del soggetto scrivente.
Mi è chiaro che risulti noioso per chi legge raccontarvi di me. Non faccio questo, vi racconto semmai del "Dono" che ho ricevuto. Il Dono consiste nel aver conosciuto il mio personaggio, si chiama Solo come Uan solo di guerre stellari. L'ho conosciuto, per sbaglio e di fretta, una notte, una sera d'estate del 2003. Non ero particolarmente lucido, ho pensato subito ad una allucinazione. non mi ha parlato e non si è mostrato, era li dinnanzi a me in tutta la sua concreta ferraglia. Mi ha rivelato dei segreti inaspettati. Sul come si era liberato dalla sua schiavitù, cambiando (ed è questo il Dono) il mio modo di ragionare di vedere le cose, il mio pensare, ridandomi forza e fiducia nella libertà. Da allora il mio punto di vista sulle cose è mutato. Il suo mondo è anche il mio. Avevo per anni sottovalutato lui e i suoi simili.
Questo in realtà  è solo un punto di vista, una diversa diagonale di osservazione. guardando con gli occhi di Solo ho scoperto così che per quanto incatenato, si è liberato con l'aiuto di tre piccoli delinquenti ... 
Ha cercato di raggiungere un suo fantastico mondo. 

Ora non so dov'è, ma come tutti i liberi spero abbia trovato il posto che gli piace. 
Io fotografo i suoi simili ogni volta che li vedo e ho con me la macchina fotografica. vi chiederei di farlo anche voi e di mandarmele. Cosi  un giorno magari lo ritrovo e gli chiedo di darmi l'onore essere io a portarlo in giro.