lunedì 2 maggio 2011

Aspetto una lettera


Cos'è un supermercato ?
Dal mio nuovo punto di vista è un grande, gigantesco negozio dove ci si reca per acquistare dei beni, teoricamente alimentari. Si arriva a piedi o in  macchina, alcuni in motorino, con tutta la famiglia al seguito, soli se si è single. Muniti della comanda dei genitori se si è figli conviventi cioè delegati, con la speranza magari di fare la cresta1, con le richieste scritte o telefonate dalle mogli, cioè teleguidati; i più bravi a mente e questi sono gli autarchici, altri con il flacone vuoto quale promemoria questi definibili Meta empirici, altri semplicemente a caso cioè i Peripatetici, infine alcuni anarchici perché applicano cioè la teoria del caos.
Si parcheggia nel super parcheggio, si affranca dalla schiavitù delle catene un carrello, vi s'infila l'eventuale recalcitrante ragazzino nell'apposito trespolo, si riempe di ogni bene di Dio il cestino e dopo aver percorso un labirinto di file si passa alle casse, li si paga, etc.;
Nel supermercato si vanno a fare gli acquisti di beni di prima necessità, ovvero le spese alimentari eventualmente programmate e anche decisamente più complesse, settimanali, mensili, perfino annuali. Posta in questi termini la situazione è semplice: si ragiona sul da farsi, ponendosi come i sofisti all'ingresso alcune delle domande fondamentali della vita : cosa mangiamo stasera? e questa settimana ? Alcuni hanno delle visioni mistiche … “Che cos'è che mi dovevo ricordare?” altri affermano delle verità assolute, i fideisti: “ho finito le uova”; anche semplicemente soggettive: “di che marca è il detersivo?”  Insomma il supermercato è un luogo filosofico, una Accademia moderna. ci sembra alle volte metafisico alle volte crudo e reale. Chi sceglie di recarsi al supermercato lo fa liberamente, sceglie  lui il dove e il quando, arriva, compra il necessario, paga, ed infine dopo lungo e perigliosa fatica se gli va bene, ne esce. Tutto questo senza aver avuto pressioni di alcuna natura o sorta, né coercizioni di nessun genere, quindi chi entra compie un gesto in piena libertà. Nessuno all'interno del supermercato vi obbliga o vi minaccia. Anzi il rapporto umano è quasi totalmente assente, fatta eccezione per qualche graziosa signorina che v'invita ad assaggiare un qualche prodotto in offerta, spesso anche buoni, i rapporti umani sono rari se non nulli. Il supermercato nel suo complesso si mostra gentile, ci applica sconti, ci informa, ci promuove nuovi prodotti per risparmiare tempo e soprattutto denaro. Addirittura ci scrive, da quando sono fidelizzato con la carta punti è una delle poche lettere che ricevo. Scrive generalmente per avvisarti che sino allla terza settimana di Gennaio, Marzo, o Aprile, saranno in esclusiva presso di Lui, Lui solo, in offerta: pelati, pesce, formaggio, scatolame vario, etc. Purtroppo anche se comunica con l'esterno, intasando brutalmente la cassetta della posta, nascondendo spesso le ben più odiate bollette il supermercato rimane asettico, ed è leggermente distante da una qualsiasi conversazione bidirezionale.
Credo difficile credere che qualcuno leggendo di una offerta lancio, scoprendo ad esempio che la carne in scatola, è “solo per questo mese” in promozione a due euro e cinquanta al barattolo si sia commosso. Nb : Resta inteso che l'offerta è valida solo se si ha la carta punti, se ci si reca di mercoledì digiuni, e i pezzi disponibili in tutto il pianeta sono 45 e solo nei supermercati aderenti e cioè Poggibonzi, Roncobilaccio e Fratta Marmoreto Inferiore.D'altronde come biasimarlo rimane piuttosto difficile commuoversi per delle merci in vendita, che per di più giacciono impilate su scaffali di metallo, col loro bel prezzo scritto in calce, peso netto, tara, marchio Ce, sgocciolato, allo stato di conservazione nel mitico “luogo asciutto” da tenere più o meno lontano dalla portata dei bambini, con l'offerta punti: mela pera casetta , paghi due prendi tre, offerta lancio, buoni sconto. Occorrerebbe in realtà, per commuoversi intendo, una sensibilità da goethiani. Per me il cibo ha un valore emotivo irrinunciabile. Lo vedo strumentale solo nelle ricette di M.V. Montalban1 , dove il cibo è un mezzo per la seduzione o eventualmente un dispensatore di coccole. Io a questo fine dedico molto del mio tempo, cerco addirittura delle soddisfazioni emotive nel fare la spesa. Ed è in questa fase, all'atto pratico dell'acquisto del cibo che tratto, quando la mia euforica consumistica edonistica intenzione, in prospettiva della sacralità del Desco, si trasforma in scoramento. La gentile, la cortese Direzione del supermercato, intanto con una lettera personalizzata (grazie alle carte punti) mi informa che ha scoperto una mia improrogabile esigenza, mi avvisa che un nuovo prodotto, adatto alle mie esigenze, mi hanno cioè identificato come Target, è in arrivo. Cedo così all'emozione di trovare il bene agognato. Eh si, infine anche io mi commuovo. Finirà temo che osserverò con più attenzione le lettere del supermercato che intasano la buca, almeno così ogni tanto avrò il piacere di attendere una buona novella, con la certezza che qualcuno sta attento ai miei desideri, magari solo per offrirmi una cassetta delle lettere più grande.
1M.V. Montalban, Ricette Immorali, Feltrinelli, Milano 1988
1Mencato versamento del resto, una fonte di reddito.   

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