martedì 27 settembre 2011

La Marcia della Pace 2011

ombrello?
Dei colleghi di Solo alla marcia della Pace 2011
Solo partecipa alla marcia della Pace 2011
Oltre 25 chilometri (ed è solo l'andata) a piedi una domenica di settembre  può sembrare uno sport estremo. Vedere tantissimi scout, emigranti e missionari e altre 200 mila persone è una bella sensazione. Solo ha partecipato con gioia a questa Marcia della Pace. C'era di tutto, bella gente, professionisti, insegnanti e scolaresche, sindacalisti, operai e padroni del vapore... Le sue impressioni ? Mi ha chiesto che senso ha fare la guerra? Gli ho detto che non lo so. In fondo in duecentomila e più assieme si stava benone, forse non c'erano tra di noi che esseri umani, ogni razza e religione era rappresentata, con diverse istanze, tutte valide e in fondo erano sempre le stesse: giustizia, libertà, dignità. Basta poco in fondo la guerra è figlia dell'egoismo. Solo è rimasto perplesso. A pensarci bene anche io.
  

sabato 24 settembre 2011

Romanità "Nomi in rubrica"

- Beh haji capito chi è che te dico?
- No, famme capi, stavi a dì ? , cioè. 
- Dico de er Prugna, o come oh chiami te, quello che giocava a pallone coo  Francesco er Macina... 
- Prugna?. Ma non se chiamavaaaa,  cosi, aspè ... forse ho capito
- E daje, è er fratello de Tira&molla, sai  quello che lavora dar Pertica a Fiumicino
- Ah,  mo' ho capito, c'è s'ho annato a magnà l'arltra sera, co Sandro
- E che t'ha fatto ?
- Un botto de pesce e dei gamberoni grossi come la cosce de Nela 
- E quanto scuce
- Beh sai semo tra amici e c'era pure Sandrino, na piotta c'ha levato, ma se ce vai così liscio e busso pure due tè eh leva, ma non sai che magnata
- Allora te dicevo co' er Prugna e Gigi stavamo annà da...  
-Ho capito chi mo m'è venuto: se chiama Giovanni Belli ?  
- Bravo Giovanni Belli ? Fammelo segna sur telefonino 
- See e quanno te 'o ricordi
- Beh che c'è vo alla riga ufficio me segno "er Prugna"


breve dizionario per non romani :
Sebino Nela calciatore della Roma  
Piotta unità di misura per centinaia
scuce - leva - estorce
tira e molla soprannome - indeciso - elastico
pertica - sellerone - pennellone - spilungone 

giovedì 15 settembre 2011

ll MIO BIO. Parte prima mio cuggggino


Non posso arrivare a concepire la pratica vegetariana. Io sono profondamente carnivoro. Ciò non toglie che ho un profondo rispetto della natura, e trovo inconcepibile lo scarto. Sono favorevole al Bio, che è in fondo più semplice per me che divenire vegetariano rinunciando alla carne.
Alcuni confondono le cose: il vegetariano è quell'individuo che del tutto o in parte non si nutre di prodotti derivati dal mondo animale, vivi o morti che siano, anche se tra loro alcuni (buddisti compresi) si nutrono di pesce e di uova. Ci sono poi i macrobiotici che hanno dalla loro una insipida (al gusto) complessa filosofia alimentare. Infine i vegani, che sono i più radicali e intransigenti, arrivano addirittura a non usare la lana, perché prodotta dallo sfruttamento delle pecore. Anche se utilizzando vestiario prodotto nel far est asiatico spesso sfruttando (inconsapevolmente sia chiaro) un altro animale cioè l'uomo. Comunque sono teorie degne di rispetto e meno dannose degli esperimenti nucleari, che godono da noi moderni consumatori sempre più adepti e simpatizzanti.
Il Bio è il prodotto dalla terra, cioè biologico, naturale. E fin qua...
Nei tre negozi specializzati in Bio in cui sono entrato ho trovato invece delle cose che mi hanno lasciato perplesso: Il Tofu (una cosa per me orribile) buono a mio avviso per kung fu panda, o le bistecche di Soia altra porcheria che poco ha a che vedere con la terra, mi domando ma la Soia non è un baccello ?, e altre stramberie quali le brocche con il filtro per l'acqua ricche di nitrati (sulle quali non mi esprimo, spero riesca la magistratura a toglierle dal mercato), il tè giapponese coi legnetti, il pane di segale e avena e non so quale altro cereale e altre cosucce che con un contadino non so che c'entrino.
Tutte comunque molto lontane dalla mia cultura alimentare.
Ho una idea personale del Bio :
Mio nonno era coltivatore, coltivava un piccolo terreno con metodi arcaici , quindi presumo Bio. Faceva pochi trattamenti quali l'acqua ramata e la bordolese. Possedeva del bestiame, cavalli e mucche che producevano credo con piacere lo stabbio (la cacca), inoltre pascolavano in giro svariate galline (libere in genere) che azotavano il terreno. Con tutta questa cacca si concimavano pomodori e altre cose dell'orto che crescevano stortignaccole ma saporite. Si raccoglieva la frutta dagli alberi litigando con vespe e uccelli. Si mettevano trappole per lepri e fagiani. Le bestie mangiavano parte di ciò che producevano erba e fieno, i maiali scarti dalla mensa umana e il sottobosco se potevano. Le bestie così davano all'uomo questo potere di giudice pianificatore. L'uomo alleva coltiva e mangia. Non era una cattiveria era una necessità, una norma di sopravvivenza (civile). 

Tutti o quasi abbiamo dei cugini. Il mio era ed è più grande di me di circa tre anni. Egli possedeva un fucile ad aria compressa, con il quale sparava per diletto nel sedere delle galline, per farle saltare... che salti tre anche quattro metri sembrava volassero. I bambini si sa sono piuttosto crudeli nei loro giochi. Chiedo di sparare anche io. “guarda che devi prenderla nel sedere” mi dice passandomi il fucile. Miro bene al sederone del gallinaccio e sparo, BANG. La gallina anziché saltare, si volta ha un sussulto, si gira compie una piroetta e con un breve suono stridulo stramazza al suolo. Silenzio totale, TOTALE, nulla nemmeno un trattore, una motoretta, un aereo, un dannato vuoto, una pausa del mondo. Mio nonno esce in cortile vede il pollo steso a terra, morto. Ci chiama “chi è stato?”. Mio cugino, solidale come lo sono tutti i bambini, coerente col giuramento di sangue che mi aveva imposto (e che mi impone ancora oggi), non ha dubbi. Mi indica con il dito indice e dice : “LUI”. Mio nonno ha gli occhi infuocati è vagamente incazzato, non bestemmia solo perché non l'ha mai fatto e non vuole cominciare per colpa mia, ma temo mi dia un ceffone con quella palanca ruvida e callosa che corrisponde alla sua mano.
Invece mi guarda sogghigna:”vieni qua, sei stato tu ?” (primo esercizio di retorica). E' ovvio, il cugino è un pentito, mi ha denunciato, ho il fucile in mano, anche se non è fumante, è comunque un fucile, che dire “si mi spiace pensavo...” attendo una punizione...
Nonno non è sconvolto, non urla, è calmo (troppo) e mi dice: “bene è ora che prepari la cena”. Tutto qua ? Pensai “una pacchia”.
Non sapevo cosa intendesse con “cucini tu”.
In breve: sobbollire a sessanta gradi, spiumare la gallina, togliere le interiora, (i fegatelli e alcune interiora da parte vanno cucinate con l'aceto e mangiate col pane vecchio), metà in brodo compresa la cresta, il resto in forno con patate. L'avanzo pasticciato o in polpette o in insalata. E ho dovuto mangiarlo tutto e da solo. I polli di campagna, soprattutto quelli che razzolano il terreno sono duri grossi e interminabili se mangiati per punizione. Il puzzo delle piume bagnate e bruciate, le interiora, il sangue sulle mani, mi hanno lasciato la nausea verso il pollo per anni. Ci misi due giorni a finirlo , con mio nonno che aspettava e rideva.
Alla fine mi disse:”l'hai uccisa inutilmente non va sprecata”. “la mangi tutta” era la minaccia. Tutta è oggi la mia regola.



Haute Cousine la moda degli Chef


aglio olio e peperoncino
Quando decidete di provare una ricetta, vige una regola mai scritta - almeno che io sappia – sino ad ora, ma che è terribilmente efficace nel manifestarsi: “la grande cucina la fanno solo i Grandi Chef”, e non sempre riesce bene neanche a loro. Magari avete deciso di fare colpo su una ragazza simpatica e carina, o sul vostro/a collega d'ufficio, sul capo o sul senatore che raccomanderà vostro figlio, magari l'intento è quello di sperimentare e prendersi una rivincita sulle ultime tre bastonate al ristorante, care quanto inutili.

Al vostro primo tentativo di alta cucina casalinga: ignari di ciò che vi attende in seguito, leggerete dal manuale del grande chef la ricetta, le perfette dosi e le modalità di cottura. Farete una prova non impegnativa con un caro amico, con il vostro, la vostra compagna, financo con Vostra Madre (che comunque sia farà la faccia disgustata). Leggete il libro del Grande Maestro, escluderete per buonsenso le ricette che vi suggeriscono sale pakistano rosa vermiglio, cotture sottovuoto, abbattitori, carta lucido A3, trapani e punte da 12, disossamenti a freddo, pescato fresco del Caspio etc. etc., cioè tutto ciò che non è reperibile sul mercato o nello spazio di 100 chilometri. Passate così alla fase due, come indicato da Alan Bay (Cuochi si Diventa 01), accumulate sul banco in bell'ordine tutto il materiale necessario: Sale, pepe, spezie, cibario, etc.
Vi renderete conto solo in quel momento che non avete sufficienti coltelli o pentole idonee (suggerisco a questo punto di cambiare ricetta) ma se insistete allora con i dovuti accorgimenti potete comunque sperimentare:
Pag 39 " I Piccoli pesci azzurri del Mar della Cina pescati da Mao Tze Tung in persona, con glassa di pomodorini del Vesuvio colti nell'esatta posizione dell'eruzione fatale a Plinio, bagnati in noccioli d'oliva spremute dai piedi scalzi di una vestale celtica (o di un ciuchino sardo), con cipolle rigorosamente di Tropea mantecate alla moda di Pirro, ingraziosite da una setacciata di fermentazione di grano e acqua cotte con le fascine di potatura di ulivi centenari e tostate in un forno romano (pane grattato), gioioso ma rustico (finocchio selvatico), piccolo rettile sputafuoco (dragoncello), prezzemolo, rosmarino tutti rigorosamente colti all'imbrunire, bagnati da un vino biodinamico fermentato al naturale senza controllo della temperatura (aceto) - N.b. se arrivano alla spruzzata di balsamico buttate direttamente il libro, a tutto c'è un limite -.
Cioè un tortino di alici o un saor.
Sia mai, venga poggiato su di un letto di rucola. Indipendentemente da questa che sembra la ricetta più semplice di alta cucina (è nel menù solo per citarne un paio di Agata e Romeo, e della Ragnatela di Dolo) a seconda delle varianti a voi gradite. Tronfi, sicuri , motivati, concentrati al massimo realizzerete un CAPOLAVORO assoluto, chiunque lo assaggerà sarà felice, (compresa vostra madre). Voi fieri,sboroni penserete bene di riproporlo alla cena importante.
Qui si manifesta la maledizione dell'alta cucina. Alla seconda volta : forse per colpa dell'ingrediente mancante, della mancata pesatura del sale, del fatto che non sono pescate da Mao Tze Tung in persona, ma da un semplice monaco Battista Tibetano Copto, forse per l'eccesso di Prosecco che vi siete sparati mentre cucinavate, della telefonata dell'amica single e disperata, o del cane che abbaia, qualsiasi sia la vostra scusa nessuno, dico nessuno, mangerà il vostro tortino. E se lo mangeranno sarà orrendo.
Tutti in compenso si riempiranno dei fegatelli avanzati dalla sera prima messi a tavola riscaldati non si sa mai....
Il commento “buoni 'sti fegatelli l'hai presi in rosticceria ?”
...sarà il colpo definitivo alla vostra autostima.
Non c'è spalla su cui piangere è colpa vostra.
Un piatto riesce bene solo quando a forza di farlo non sapreste neanche scrivere la ricetta, lo fate e basta. Lo fate così: aprite il frigo e prendete le cose che stanno scadendo,che avete comprato perché vi piacevano al mercato, le cucinate e le insaporite con la speranza che vi ricordino il sapore dei piatti di vostra nonna. Servite quelli: senza letti di rucola, spruzzate di balsamico, salvo non siate di Modena, alla moda di Apicio, o di Carème, fate quello che sapete fare, e fatelo con amore, così la risposta sui fegatelli sarebbe:
provace a trovarli fatti così buoni, Vissani m'ha chiesto la ricetta, ma je l'ho negata ”. e ciccia.