martedì 12 novembre 2013

L'utile idiota : Lenin come il Sommelier



Bevo vino. 


Produco cioè un discreto quantitativo di vuoti a perdere, che trasporto direttamente, in cartoni, alla raccolta differenziata. A naso sono convinto di poter riconoscere almeno una quindicina di vini diversi. Da qui a conoscere il vino è tutta un'altra cosa.


La conoscenza la riserverei ai professionisti ai sommelier, agli addetti ai lavori : distributori, enologi, produttori, qualche chimico bravo.
Io mi definisco volentieri un bevitore sociale, o un devoto di San Giovese non praticante, un “amico del Fojonco”.
Detto ciò alzo un lamento: non sopporto più di sentire decantare a sproposito chiunque di vino a tavola. 

Basta !!! Con i sommelier della domenica.

Cos'è successo ? Dov'è finita quella setta di ridanciani sfaccendati vitelloni e simpatici racconta storie che erano gli arcigola di una volta. Che fine hanno fatto quel gruppuscolo di pazzi un po deviati che erano i malsani bevitori, che come unico scopo avevano quello di di divertirsi, di stare in compagnia,semmai di salvare delle piante, e non certo quello di promuovere per il marketing delle nuove etichette a favore di multinazionali.

Quelli che il viaggio finiva in osteria e la conoscenza passava anche attraverso il cibo. Quand'è che sono diventati alla page, cool, fighetti, etc. etc. 


Quand'è che il sommelier è diventato l'utile idiota per la vendita di nuovi prodotti sul mercato ?

Com'è successo che per una contraffazione chimica alimentare i 15 morti per metanolo e gli oltre 19 ciechi questi martiri dell'ignobile meschinità dei capitale sono diventati i validi giustificatori del consumo e della moda del degustatore di massa.

Intanto cos'è una degustazione ? In un luogo definito, solitamente un grande albergo o una fiera, si incontrano molti produttori-promotori e molti alcolisti mancati. Il primo promuove un prodotto il secondo cerca di bere nel minor tempo possibile il più alto numero di bicchieri che il fisico, le gambe il comune senso del pudore gli permettono. All'interno di una degustazione, l'offerta può essere devastante. Nel caso della mia ultima partecipata 230 vini diversi derivati da 8 qualità di uva con sei denominazioni diverse. Alla decima ciucca o sbronza anche un demente inizia a porsi dei limiti e scegli esclusivamente dei vini in “orizzontale”, cioè beve lo stesso tipo di vino di produttori diversi. L'altro sistema cioè quello “verticale” riguarda invece le annate o gli invecchiamenti. Praticamente si uccide lentamente e con coscienza. Le degustazioni sono quasi sempre aperte al pubblico, e se ci si muove con un po di pazienza si arriva anche a quelle professionali.



Durante le degustazioni si dovrebbero fare delle osservazioni intelligenti. Ma vi assicuro che bisogna essere molto bravi per mantenere i pensieri lucidi e la conversazione ad un livello dignitoso con tutto quell'alcool in corpo. Esiste in queste manifestazioni un determinato vocabolario, una terminologia di conversazione fra affiliati che produce una serie di distinzioni di profumi che neanche Coco Chanel era in grado di percepire tramite l'olfatto (soprattutto dopo il terzo bicchiere). Ovvero gradi zuccherini, colori, densità...
anche i gesti richiedono un garbo e un minimo di eleganza. 



Per questo fanno i corsi per farvi accedere tra quelli che lo sanno fare. Ma qui subentra un particolare aspetto della faccenda. Le scuole di pensiero sul vino sono almeno tre: Veronelli_ Ricci_ Maroni, non se ne abbiano i tre signori e i loro adepti ma è per pura sintesi : Veronelli amava il sangiovese giovane il vino terroir e i minerali, un bere da millenni con poche referenze alla scuola Moldavi dei barriques, grandi botti, anche di castagno, beverini o impegnativi sempre con un errore o una nota più alta. Maroni come alcuni dell' AIS il corretto in struttura e colore con identità ben definite, a tale uva corrisponde tale profumo, pulizia e lavorazione in primis, vini stabili nel tempo e di gran classe, a mio avviso da mercato internazionale. Sangiorgi è un assaggiatore sopraffino con la ricerca estrema della micro particolarità e la purezza di spirito e ricerca. Scuole per massima parte tutte corrette alle quali andrebbero aggiunte quelle mode come il biodinamico, in amphora, sperimentali piede franco, ecc. insomma un mondo vasto e complesso, che come tutte le cose italiane ha al suo interno guelfi e ghibellini. Amo il vino si ma non prendo parte a partiti. Ho il mio gusto che spesso è sbagliato procedo per tentativi, e gli errori sono frequenti ma a me, va bene così.
Il primo sorso di un vino vi rileva i sentori di alcool in purezza, il secondo vi seduce, attenti però perché e solo finendo in compagnia la bottiglia che riuscirete a capire se merita o no.
Molte delle cose che ci affascinano al primo colpo sono i realtà i prodotti della moda un dannato appiattimento alla vaniglia o al sapore di “Batuffoloso coniglietto bianco” (la definizione è di Stuard Pigott  "Slow 49"), un trucco da chimico, che ha come scopo quello di affascinare il degustatore e prendere il premio sulle guide. 





Io amo del vino il potere che esercita sullo spirito Campanile descriveva brevemente in un suo libello il complesso rapporto tra gli asparagi e l'immortalità dell'anima ma tra il vino e l'anima ? 


"C'è un rapporto mi sono chiesto?"

Secondo la teoria del degustatore, il vino è approccio chimico, sensitivo. Ha una gamma di colorazioni e una struttura, persistenza, metodologia di accorpamento massale. Catalogazione matematica dei sensi. Nulla da eccepire ma sono troppi i cattivi maestri per stare tranquilli. Il vino è ebbrezza, calore una carezza amorevole della natura, per l'uomo stanco e affaticato è la bevanda con cui si nutre, si da messa, si festeggia.
Io lascio che il piacere di berlo derivi più dal piacere di stare in compagnia piuttosto che dalle qualità organolettiche. Ricordo le bottiglie in base alla compagnia, con chi le ho bevute, questa è per me “l'esperienza sensitiva”. 

Vi lascio parafrasando Campanile :


"Non vi è prova che il vino sia in relazione con l'immortalità dell'anima. Il vino attende alla faccende relative ai campi al lavoro e al desco. L'anima ha compiti spirituali e ci congiunge nell'immortalità con Dio. Ma nel suo piccolo anche il vino ci innalza lo spirito verso la congiunzione con la natura e quindi con Dio. Ne deriva che anche il vino possiede uno spirito se non un'anima. Quindi la faccenda è quanto mai complessa e della materia religiosa io non so. Ma un buon bicchiere di vino a me dimostra che esiste un anima e mi avvicina alla natura se non a Dio. Quindi bevo".


Alla salute 

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