giovedì 11 aprile 2013

Capita : King Bibble 02 l'Addio.

Capita : 
capita alle volte di uscire dai normali sentieri. Quelli delle abitudini con cui si condivide gli orari le chiacchere. 

Capita di passare una mattina in un ufficio postale, e tracciare percorsi diversi.

 Ci si sente smarriti, io nel mio mondo mi sento sicuro, tranquillo. 


Invece cosi una mattina qualunque si possono incontrare  "gli altri". 

Esci dagli schemi di ceto, di dialettica, di società  e le cose si mischiano, i caratteri si esasperano  aumentano con il tedio della guasta macchina burocratica, il peggio si espande all'infinito. 


Capita cosi di vedere vecchie con maschera del taatro No e seno rifatto, in pelliccia sintetica e cane al braccio calzanti enormi occhiali Cavalli, impartire lezioni di stile ad una donna mussulmana elegante e sorridente, con tanto di dichiarazione sui beceri costumi dei paesi arabi dove confessa non è stata mai "si figuri" a vantaggio e vanto dei suoi modi da baldracca in pensione. O un vecchio e sporco individuo parlante ancora, dopo 60 anni di emigrazione, un dialetto talmente stretto da sembrare una lingua levantina,  vantarsi delle  proprietà acquisite a suon di abusi edilizi, lamentarsi della poca correttezza degli altri, che gli hanno impedito di fare l'ennesimo abuso. 

Capita di vedere un occupanti di case del tiburtino III vendere il diritto usurpato a dei poveri cristi. Spacconi romani, che insegnano a teeneager rasati con solchi a spirale il corretto uso dell'avvocato nelle truffe assicurative. capita di vedere due ubriachi, noti alle cronache, alle 11 e 30 di mattina lamentarsi delle poche possibilità di lavoro con l'indiano che ha passato la notte nel suo negozio di frutta e verdura aperto 24 ore su 24. 

Capita  di prendere un autobus e trovare  una mamma, sui trentacinque sorridente fiera del proprio cucciolo, dichiarare candidamente che sta andando a dare l'ultimo esame all'università, e pensare che una sola persona non cambia il mondo, ma un futuro migliore magari c'è.
          

giovedì 4 aprile 2013

il monologo di Matteo in Agosto


            In fondo un uomo non è poi tanto brutto! E dire che come uomo non sono una bellezza. Credimi, Daisy! Non farai anche tu questa pazzia! Torna indietro, Daisy! Non hai mangiato... Daisy, non lasciarmi! Me lo avevi promesso! Daisy! Daisy!... 

            Se n'è andata così, senza una parola...

            Non è il modo di fare! E adesso sono proprio solo. Ma non mi arrendo! Capito? Non mi arrendo! (guarda la testa di rinoceronte) . Non vi seguirò mai, non vi capisco! Resterò quello che sono...un essere umano. Un essere umano! Povera bambina abbandonata in questo mondo di mostri! Nessuno può aiutarmi a ritrovarla, nessuno, perché non c'è più nessuno! Nuovi barriti, corse sfrenate, nuvole di polvere. Non voglio sentirli Non c'è altra che tentare di convincerli... già, ma convincerli di che?

            E queste metamorfosi, saranno reversibili? Eh? Saranno reversibili? Per convincerli, bisognerebbe parlare con loro... 
            Ma per parlare, dovrei imparare la loro lingua... O forse loro impareranno la mia?... che lingua parlo, io? Qual è in realtà la mia lingua? È italiano, questo? Che cos'è poi l'italiano? Possiamo anche chiamarlo italiano, se vogliamo, tanto nessuno può contraddirmi: sono solo a parlare. E se, come diceva Daisy, fossero proprio loro ad aver ragione? Eppure un uomo non è brutto, un uomo non è brutto! Chissà mai a che cosa assomiglio... Fotografie! Ma chi sono tutti questi tipi?!
           No, non sono bello, non sono per niente bello! Sono loro che sono belli! Avevo torto! Ah, vorrei essere come loro!
           Non ho niente in testa, neanche un corno! Com'è brutta la mia fronte così piatta, liscia... ci vorrebbero un corno o due, così anche i miei tratti risalterebbero meglio...
            Chissà, forse spunteranno, e allora non mi sentirò più così umiliato, potrò andare a raggiungerli... Ma no... le corna non spuntano... Le mie mani sono sudate... che schifo! Chissà se diventeranno grosse, rugose... Ho la pelle tutta flaccida. Questo corpo così bianco e peloso! 


          Come vorrei avere una pelle ruvida, e quel magnifico colore verde scuro... come vorrei avere un nudo decente, senza peli, come il loro! (Ascolta i barriti) Il loro canto è attraente, forse un po' rauco, ma certo attraente! Se potessi anch'io cantare così! (Cerca di imitarli) Aah! aah! Brr! Brr! No, non è così! Proviamo più forte! Aah! aah! Brr! No, non è così! Non riesco a barrire! Urlo  soltanto! Aah! aah! Brr!... ma gli urli non sono barriti! 

            
            Come mi sento in colpa! Avrei dovuto seguirli quand'ero ancora in tempo! Troppo tardi, adesso! È finita, sono un mostro! Sono un mostro! Non diventerò mai più un rinoceronte, mai, mai, mai! Non posso più cambiare. Vorrei, ma non posso, non posso! E non posso più sopportarmi, mi faccio schifo, ho vergogna di me stesso! Come sono brutto!

Guai a colui che vuole conservare la sua originalità!

           

            E allora, tanto peggio! Mi difenderò contro tutti! La mia carabina, la mia carabina! Sono l'ultimo uomo, e lo resterò fino alla fine! Io non mi arrendo!  
            Non mi arrendo!

martedì 2 aprile 2013

Perchè mi innamoro dell'odore sbagliato ?


Perchè mi innamoro dell'odore sbagliato ? 

Ho una fissa particolare per gli odori.
Per questo credo mi sono appassionato al vino e al cibo.



Di cibo perchè è stato l'affetto che mi mancava. Non sono bulimico, ma nella cucina e nella vita reale  fare il pane, il brodo, il sugo, leggere di cucina seriamente sono state le poche attività che ho fatto con gioia e dedizione, che con alterne fortune mi hanno dato gloria e qualche soddisfazione. L'esperienza sensoriale è stata quindi una delle più grandi soddisfazioni della vita. Poter dire l'ho mangiato, grazie anche alla compagnia che avevo attorno è stata la mia fortuna. 


Ho cucinato anche per degli stronzi. Poi col tempo e l'esperienza ho deciso che non chiedevo più agli ospiti cosa volessero mangiare, così le mie amicizie e le pretese a tavola sono scemate. si sono ridotte a quelli come me onnivori e curiosi 

Oggi faccio solo cucina di casa, essenziale, semplice, lineare. Ada Boni è il mio classico.  Le cose sono andate migliorando. 

Parlavo di odori e su quelli torno.

Da bambino salivo nell'ascensore e sapevo esattamente chi c'era stato prima di me la signora del 5 piano e quel profumo di lavanda nei sacchetti, capivo anche dove era andata e probabilmente che cappotto avesse se quello con la pelliccia o quello di lana (con una piccola punta di Naftalina). Il sigaro del notaio che per quanto spento si sentiva ancora, Il cane del terzo piano se era accompagnato da Emiliano o da sua sorella. Quell'odore di dolce degli adolescenti. Mio padre. L'infermiera che andava a curare l'anziana del settimo. 

Mi manca l'odore di mia nonna che era di agrumi e spezie africane dolcissime. 

Un dolce mia nonna sembrava un dolce. 


Posso dire che mi innamoro degli odori con certezza quasi matematica.


Anna Maria sapeva di caldo sensuale e di frutta rossa, di fiori violacei e grano. Roberta di fichi e di sole, di uva moscata acerba e di pepe. Cecilia di pane fresco sudore e salsedine, macaja. Flavia di Barolo liquirizia e tabacco, sale e olio di oliva. Claudia di zenzero e cannella, di zafferano e spezie esotiche. Antonella di cioccolata, di lana al sole e di frutta fresca. 



In realtà è l'idea che abbiamo delle cose che ci fà sembrare tutto semplice. 

Odori, a quali corrispondono scenari ricordi, storie. Storie senza capo ne coda, impossibili e sbagliate, ma non ci si innamora di odore di carta e fotocopiatrici, ne di caserma, nafta e pulizie domestiche. non ci si innamora di acido citrico e coca cola. 


Allora le ricordo così  con dei profumi di pelle abbronzata, o bianca come la luna, more sanguigne, bionde, esotiche con sensualità e sandalo, castane e selvagge, tutte  riottose, tutte un po' stronze e per questo adorabili.  
La pochezza dei profumi che riesco a esprimere non restituisce la loro molteplicità e la loro complessità ma statene certi ogni qualvolta sento questi odori io so di chi sono, so prima di un attimo che mi innamorerò del profumo sbagliato.