giovedì 30 maggio 2013

Consumo,dunque sono.


Nella Silicon Valley, cuore della rivoluzione informatica in America, nel 1997 iniziò silenziosamente a diffondersi un nuovo termine : zero-drag resistenza zero.

Questa espressione, che originariamente indicava il movimento privo di attrito di un oggetto come un pattino o una bicicletta, è stata poi usata a proposito dei lavoratori che cambiano facilmente attività, indipendentemente dagli incentivi economici. Più recentemente tale termine ha assunto il significato di "svincolato", o" senza obblighi". Un'azienda dot-com potrebbe elogiare un lavoratore dicendo che è a "resistenza zero", per far capire che e gli è disponibile ad assumere compiti fuori dell'ordinario, a rispondere a richieste urgenti o a trasferirsi in qualsiasi momento. Secondo Po Bronson, un ricercatore che ha studiato la cultura della Silicon Valley," la resistenza zero è il massimo. Nei colloqui di assunzione per qualche tempo accadeva che si chiedesse scherzosamente a un candidato quale fosse il suo coefficiente di resistenza"
Abitare troppo distanti o avere il peso di una moglie e/o di un figlio alza il "coefficiente di resistenza" e riduce le possibilità di lavorare. Le aziende desiderano che i loro futuri dipendenti sappiano, più che camminare, nuotare, o meglio ancora fare surf. Il lavoratore ideale non ha vincoli, impegni o legami affettivi ed evita di crearsene; è pronto ad assolvere qualsiasi nuovo compito ed è preparato a riadattarsi e a rifocalizzare le proprie inclinazioni, accettando nuove priorità e abbandonando in quattro e quattro otto quelle fino allora valide; è abituato a un ambiente in cui "fare l'abitudine"- a un lavoro, a una  capacità o a un modo di fare le cose è malvisto e ritenuto imprudente di per sé; e, cosa non di poco conto, nel momento in cui non serve più deve uscire dall'azienda senza lamentarsi né aprire contenziosi; infine, considera le prospettive di lungo termine, i percorsi predeterminati di carriera e ogni forma di stabilità come qualcosa di più sgradevole e temibile che non la loro assenza.




"La creazione di una relazione buona e durevole", in netta opposizione alla ricerca di godimento attraverso oggetti di consumo, "richiede uno sforzo enorme": cosa che la " relazione pura " nega con enfasi in nome di altri valori tra cui non rientra la responsabilità etica di fondo nei confronti dell'altro. Tuttavia l'amore, sostiene Klima, in netta opposizione a un mero desiderio di soddisfazione, si può paragonare alla creazione di un'opera d'arte.[...] Anch'essa richiede da parte dell'artista immaginazione,grande concentrazione,la combinazione di tutti gli aspetti della personalità umana, spirito di sacrificio e libertà assoluta. Ma soprattutto, come per la creazione artistica, l'amore richiede azione,ossia attività e condotta non routinarie,e costante attenzione alla natura intrinseca del proprio partner,uno sforzo di comprendere la sua individualità,e rispetto. Inoltre richiede tolleranza,la consapevolezza che non si possono imporre i propri punti di vista e ideali al compagno o alla compagna, né ostacolarne la felicità.





L'amore, possiamo dire, non promette di raggiungere facilmente la felicità e il senso. Una "relazione pura" ispirata a prassi consumistiche promette che ciò sarà facile e privo di fastidi, ma lascerà che felicità e senso divengano ostaggio del destino, somiglino più ai premi di una lotteria che ad atti di creatività e a sforzi di dedizione.

Zygmunt Bauman - Consumo,dunque sono. 


venerdì 17 maggio 2013

Memorie di Adriano appunti ...


sul Bello ....Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d'oro che  scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell'intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni.

sulla seduzione Opinioni come queste sull'amore possono indurre a una carriera di seduttore. Se non l'ho seguita, senza dubbio dipende dal fatto che mi son dedicato a cose diverse, se non migliori. Una carriera del genere, in mancanza d'estro, richiede una serie di  attenzioni, persino di stratagemmi, per i quali non mi sentivo portato. Tendere insidie sempre eguali, percorrere la solita strada, che si limita a perpetui approcci, e alla quale la conquista segna il traguardo, son cose che mi hanno tediato. La tecnica del  vero seduttore esige, nel passaggio da un soggetto a un altro, una disinvoltura,  un'indifferenza che io non provo e che, comunque perdevo prima di abbandonarle  intenzionalmente: non ho mai compreso come si possa essere sazio di un essere  umano.  La molteplicità delle conquiste contrasta con il desiderio di enumerare  esattamente le ricchezze che ogni nuovo amore ci reca, di osservarlo mentre si  trasforma; fors'anche, mentre invecchia. 



Dell'Arte Siamo ingombri di statue, rimpinzati di capolavori della pittura e della scultura; ma questa abbondanza è illusoria; non facciamo che riprodurre all'infinito poche decine di capolavori che non saremmo più in grado di inventare. Io stesso, ho fatto copiare per la mia Villa l'Ermafrodito e il Centauro, la Niobide e la Venere, ansioso di vivere il più possibile tra queste melodie della forma. Ho secondato le esperienze con il passato, l'arcaismo sapiente che ritrova il senso di intenzioni e tecniche perdute. Ho tentato le variazioni che consistono nel riprodurre in marmo rosso un Marsia scorticato di marmo bianco e trasferirlo così nel mondo delle figure dipinte; o trasporre nei toni del marmo pario la grana nera delle statue egizie, e mutare l'idolo in 
fantasma. La nostra arte è perfetta, cioè a dire raffinata, ma la sua perfezione è suscettibile di modulazioni varie quanto quelle d'una voce pura: dipende da noi questo gioco abile, che consiste nell'accostarsi e nell'allontanarsi perpetuamente da soluzioni trovate una volta per tutte, di spingerci sino al fondo del rigorismo o della ridondanza, e racchiudere un numero sconfinato di creazioni entro la stessa sfera. 


Marguerite Yourcenar  Memorie di Adriano. 

venerdì 10 maggio 2013

Il Tevere visto come un naturale confine ...

Le varie Roma vs. Roma nord 

Negli anni '50 era normale, all'epoca i rioni erano in gara tra loro. 
Nel 2002 avevo preso un negozio a Trastevere e una vecchia signora aveva in antipatia il mio socio additandolo come un Montiggiano cioè un abitante della Suburra . 
Lei trasteverina DoP non ci parlava perché rivale di quartiere in non so cosa.



Io più mite Giuliano e di Montesacro, godevo del privilegio del "buongiorno" la mattina che ricambiava con sorriso e cortesia. 

Oggi ho preso a vivere a Roma est (credo si chiami così quel gorgo umano che va dalla via Serenissima al Casilino e Tor Pignattara, passando per il Pigneto e San Lorenzo sino a Centocelle). 
Per me un nuovo mondo, e come ogni tanto descrivo, una città nella città, ma  al momento non la conosco ancora. 
Sono di Montesacro cresciuto a San Lorenzo, vissuto per lavoro in mezza Italia, con una sosta causa matrimonio a Monteverde. 
A San Lorenzo negli anni '90, quindi un milione di anni fa.
Al di la delle osservazioni drammatiche che mi sono venute in mente in questi giorni, passando per le fabbriche clandestine del Casilino e che magari posterò  tra qualche giorno, l'impressione che mi è venuta per prima è quella che sto abitando in una città Europea posta in mezzo al Mandrione. una città come ce ne sono tante in mezza europa con baitanti di varie razze ed etnie mischiate, negozi di money transfert e carabattole cinesi. La Prenestina ha perso la sua romanità, veramente non è stata neanche mai romana, considerando i dialetti Campani e Abbruzzesi che usano parlare le vecchie signore nel quartiere. 

E' semplicemente comparsa dal nulla a suon di abusi edilizi negli anni 60. Eccezione fatta per il Pigneto, luogo anticamente malfamato, dove io vivo e  lavoro. 

Girando a caso tra i nuovi vicini a causa dell'ennesimo trasloco, 
sembro più un inglese smarrito, che un indigeno. mi sono trasferito per lavoro. 

L'osservazione di oggi è: Perchè vedo sempre più gente chic in quartieri che non dovrebbero neanche avvicinare ?.

La prima occasione circa un mese fa quando ho incontrato quattro individui sui trentacinque di Roma Nord al Pigneto, con propositi stanziali. 

Mi è stato detto che gli Hipster - se ho ben capito sono una sottocultura o i figli dei radical chic -  amano mischiarsi con le altre forme di vita soprattutto se inferiori. 

Ora restando sull'argomento. 
Noi non siamo sottocultura, coglioni. Ci viviamo qui! E tu non assomigli a Levi Strauss -  questa è la battuta più sincera e di cuore che mi è venuta in mente quella sera.

Mi hanno detto loro sinceramente che il Pigneto è in rinascita. 

Secondo me non è vero. 


La parte pedonale è pericolosa quanto i Carruggi,  ha due delle caratteristiche peggiori che mi vengono in mente, studenti fuori sede, e spacciatori ad ogni angolo. 
Il che non me lo fa sembrare un luogo ameno ne tanto meno originale. 
Avendo perso la sua caratteristica di paese, di borgata ha perso anche la sua naturale tutela data dai malavitosi vecchio stile a favore di mafia cinese e nord africani. 

La vecchia usanza di essere sociali tra condomini e vicini è in ribasso, visto che l'abitante medio raggiunge i 70 anni. 
 Se invece parlavamo di speculazioni edilizie e di metropolitana in costruzione, allora l'argomento è sensato. 
A breve le case subiranno un restiling e una rivalutazione in termini di compravendite interessante. 
Il che mi pone la seconda questione, siete consapevoli voi di Roma Nord che trasformerete questo posto a breve in una nuova copia di Ponte Milvio ?  

La cosa mi mortifica per cui supplico tutta i Romani DoP o simili a non cedere alla tentazione e di resistere 

Sinceramente preferisco la mafia cinese ...  almeno quelli non li vedi e non li senti ... non tifano Lazio non sono di Destra, per cui ci teniamo lontani anche quelli di Casa Pound... poi non fanno i punk a bestia, e via così tutte le aberrazioni dei "Mazzanti Vien dal Mare" di Roma nord, musiche del minchio, biciclette a motore, calzoncini corti, erre moscia, scialla, lucchetti sui ponti, pseudo intellettuali, etc. etc.  ...  


Salviamoci ... 

continua ....