sabato 14 aprile 2012

Incroci : Orientamento tra le file


Cioè degli spazi tra vuoti tra un corridoio e l'altro e delle genti che vi transitano.

Non so come fate voi il giro del supermercato, se con il foglio di carta in mano, se a memoria, a intuito, legato ad un filo alla vostra Arianna, se con la bussola trovata nelle confezioni degli snack delle Giovanni Marmotte, con la giuda del satellitare, cercando di capirci qualcosa tra i cartelli cercando scritte tipo “Ingresso al parco, Ss3 Flamina ”.
Alle volte si sente una voce dagli altoparlanti: “il Dr Rossi attende sua moglie alla cassa seicentoventinove”. Si racconta che nel 1984 Gianluca Rossetti, un Idraulico in pensione, si perse in un centro commerciale durante le feste di Natale, fu ritrovato dalla figlia in pena e da due sommozzatori del corpo dei vigili del fuoco, solo in Gennaio inoltrato, nella fila Biscotti Secchi. Ma sono solo leggende metropolitane.
Quando anch'io colto da smarrimento e da panico del tipo “non chiudetemi qua dentro per carità”, visto che la cassiera ha intimato di affrettarsi ad uscire e a recarsi alle casse pena la chiusura dentro. Mi avvalgo del meraviglioso “Servizio clienti”, cioè dell'omino in divisa intento a muovere delle cose tra gli scaffali, cioè Lui “Ciao Sono Paolo”.
Mentre gironzolo a casaccio cercando una qualsiasi cosa, appena lo vedo gli corro verso derapando, punto la gamba destra in avanti in lunga scivolata in modo che gli compaio fluidamente schiacciandolo verso un vicolo cieco, gli sorrido e lo guardo con fare da cane melanconico chiedendogli: “Scusi Ciao Sono Paolo, saprebbe dirmi dov'è stato posto il Chinotto?” (alle volte faccio anche domande più difficili), lui persuaso che io sia un poliziotto o uno dell'ispettorato dell'azienda: “Ahhhh ma e Lei”, applica tre respiri profondi, col sacchetto di carta, poi sorride, digrigna direi. Io: “Scusi scherzavo, mantenga la calma per carità ci stanno osservando” e gli mostro col dito prima le telecamere in alto poi un omino vestito da giardiniere col rastrello e un secchio verde in mano per non farsi riconoscere,alzo le sopracciglia e indico : “La sicurezza”, a questo punto Lui sbotta si ricorda del corso fatto, della moglie a casa, del Televisore a 42 rate _ ancora da pagare, e mi fa :“dica presto che le serve?”. Io tronfio di aver riconosciuto quello della sicurezza, annuncio,” il Pistacchio - Aggiungo per far vedere che non sono scemo - “quello pakistano che è più buono”... Lui sollevato la sa : “Ahhh è lahggiuù! Nord nord ovest” E punta l'indice con fare sicuro verso destra, mi vede sbigottito e sardonico aggiunge - “Allora faccia cosi, In fondo alla fila della pasta, prende la rotonda dei detersivi, gira a destra fa circa altri trecento metri e prima del sale lo vede nel... nel secondo scaffale, davanti alle offerte speciali ” … faccio di si con la testa ma non mi fido di riuscire a ricordamelo e quindi mi scrivo un appunto sull'agendina, ma come rialzo gli occhi Lui è svanito come il Fanta_gatto...
Rimasto solo penso di andare a recuperare il carrello, che sarà due tre file più in là, chissà dove, poi rifletto se prendo tempo a recuperare il carrello mi chiudono dentro e non prendo il pistacchio, che fare... qual'è la cosa che serve di più a casa e che ci ho messo nel carrello ? Ci penso un po su, insospettisco il giardiniere che mi guarda con i baffi vagamente spostati uno gli si è scollato e penzola, decido di rischiare, vado a cercare il pistacchio e chi se ne frega, tenterò un blitzkrieg del burro salato alla fine... passo innanzi alla security neanche nascondessi droga, mi guarda come dire sottecchi (si scriverà così?), non desisto e passo innanzi tanto non ho niente addosso che mi può fare? Lo supero e mi allontano arrivo agli spazi vuoti guardo a destra e sinistra mi sposto verso un grande frigo centrale spalle al banco guardo indietro a me.
Allora la pasta la dovrei trovare ci stavo circa un ora fa, me la ricordo, giri a sinistra direzione nord nord ovest, asphè ma qual'è nord nord ovest qua dentro?, ho il telefonino col GPS lo prendo guardo, ma non c'è il satellitare,dannazione hanno schermato il supermercato, così le mogli ti rimandano dannata direzione ci odia tutti. Non mi fregano , a me non la si fa. 

Chiamo un mio ex commilitone di marina : “Ambrogio hai daffare? Si si bene grazie, ah i tuoi figli ah bene bene e quella cosa com'è finita, ahhh bene bene, senti scusa ma nord nord ovest, uhm no muschio non c'è ne, no è presto per l'Orsa Maggiore, si si Europa Europa, un magnete dici ... forse alla ferramenta, poi però non so la correzione, no non ho la mappa, però tu hai goooglee marpz, ma il pennino è scarico ? Vabbè senti ti vengo a trovare una di queste sere si sisi si, ciao a presto”. Un sestante non c'è l'ho e poi non ci sono riferimenti certi, un faro niente... ecco laggiù a sinistra una signora coi detersivi nel carrello la inseguo. Magari si ricorda... Corri corri … vista è entrata nella pasta che fortuna ….siamo vicini … 
Arrivo ...

martedì 10 aprile 2012

Il Mojito del Santero

Ivano Urban è un barman atipico, anomalo. speciale. Lavora al Caffé Parione da sempre ma è un bar che molti  non sanno neanche come si chiami, normalmente si dice "andiamo da Fabio e Ivano", veramente i romani dicono 'namo dà fabietto e ivano", come si andasse da amici. Intorno domina il passeggio e i bar alla moda: il Caffè della Pace, Il Fico, Le spoglie del Jonathan's Angel, due o tre ristoranti abbastanza importanti importanti, e quello che una volta era Il Locale, e la ex Vetrina che Riccardo ha trasformato in un Parrucchiere per signore. E' un concentrato in trenta metri di ricordi e di storie. Ivano poi ci mette del suo, lettore accanito, indefesso nottambulo ha visto e frequentato chiunque, vanta amicizie con Giancarlo Fusco e Piero Ciampi, con Giorgio Morandi ed Ennio Flaiano, dice  aver bevuto assieme a quello str...o di E Hemingway e con Tim Roth l'ho visto bere io di persona. 
I personaggi che lo frequentano se lo incuriosiscono possono godere di un grande privilegio, quello di sentirsi ospiti, come a casa, infatti poi difficilmente se ne tornano alla loro presto.
Che dire della leggenda del suo Mojito insegnatogli dal Santero? 
Noi l'abbiamo bevuto, e della ricetta ripreso le immagini traducendole nel miglior modo possibile, a mio avviso una delizia. Le storie che invece vi racconta o si fa raccontare le custodisce privatamente e con cura...anche se qualcosa ci ha raccontato, vedrò di tirarne fuori qualcosa di buono. Intanto il particolare della pestatura sdoppiata merita un altra divagazione sul Riposo
anche qui la mantecatura avviene come nella miglior cucina con due singole pestature che si amalgamano solo alla fine, e una particolare nota sul Km0, a mio avviso intelligente. specifico però che esistono e sono tra i migliori al mondo agrumi e coltivazioni di Lime sia a Rozzano in Calabria che in Sicilia, mentre Ivano preferisce comunque il Limone al Lime, limo o limes. 
Alla salute .              

domenica 8 aprile 2012

Alla Maniera del Conte.


Il negroni di Daniele del Mikka club....Il negroni è il mio classico, lo adoro. È un americano sbagliato prodotto dalla fantasia e dal ingegno del barman Folco Scarselli all'inizio del secolo scorso in onore del Conte Camillo Negroni, che usava prenderlo come aperitivo. Dalla base di partenza di tre parti uguali di Gin, Vermouth Rosso e di bitter, sino alle variazioni sul tema. Daniele ci ha aggiunto dell'Aperol e degli olii essenziali, elevandolo alla fine con il riposo in botte, alla SUA Maniera del conte.
Esperimento interessante quanto creatura ambigua. La particolarità sta nel riposo, che restituisce il sapore dei vecchi vermouth un po andati e amarognoli un po come se si usasse il metodo Soleras. Come sostiene Montanari nel “Il riposo della Polpetta”, ciò che vale per il cibo perché i sapori si stabilizzino l'affinatura del prodotto anche per il legno o la bottiglia, il stare a riposo ne aumenta la stabilità e il Mix prende corpo, struttura. Non ci avevo mai pensato e mi ha colpito molto. Ho preso da poco a far riposare le paste e fagioli o le polpette di melanzane ma per un drink ... È l'effetto della Mixology applicata al bar. La Mixology di cui parliamo poi nell'intervista è una derivazione della Cucina Molecolare iniziata negli anni 90 e redatta in manifesto da Davide Cassi ed Ettore Boccia, cosi applicata al bar tender, scompone e ricompone i classici long e short drink e costituisce una nuova nota cercando di carpirne l'essenza. Il risultato : fa lo stesso solo è più complicato, Alle volte straordinario. Ma se pensate all'incontro di D'annunzio con Filla e Marinetti, capirete che come per il Carneplastico un rischio c'è. In questo caso no. Peccato solo per la quantità di ghiaccio eccessiva … ed è il mio solo un eufemismo. Per altro il locale è quanto più di lontano si pensi vicino alla mia osteria, è chiassoso divertentissimo si balla si mangia si può anche fumare nella saletta apposita , i ragazzi e le ragazze sono carini, belli e tranquilli, un posto delizioso, manca solo quella strana armonia con i localacci che in fondo io cerco, allora bene venga l'esercizio di style che comunque affascina anche se il ghiaccio mi ha lasciato molto freddo alla fine. Un dettaglio una punta una nota…. peccato.
Ci riproverò. 

martedì 3 aprile 2012

Cercando di capire cos'è l'ospitalità.


Bar e osti
Per diversi motivi mi sono trovato a immaginare il bar, l'osteria perfetta.
Fanno bene gli inglesi a definere il bar la Pubblic house, PUB appunto, un luogo di incontro aperto, accogliente come la casa di un amico.

Mario Soldati, durante i suoi viaggi in Italia ha sempre cercato una osteria (senza hacca) con annesso il campo di bocce. Cosa è che fa un bar ? Potrei dire la discriminante prima è la posizione : Rosati a Piazza del Popolo, Sant'Eustachio al Senato, la terrazza del bar di un Hotel di Amalfi, l' Harry's, l'Hotel de Russie… se è vero che ho frequentato bar per vicinanza e facilità non è per questo che li sto visitando.
Una discriminante, sono gli altri clienti. Quello che i dementi del marketing definiscono il target, è un primo passo. Una seconda osservazione potrebbe essere chi frequenta “questo” bar. Mi ci trovo bene? A mio agio ? 
Un Bar ha di suo una identità, che definirei culturale.
Dei personaggi fissi che lo animano o che vi transitano. 
Dei rapporti tra gestore e avventore consolidati nel tempo, delle confessioni e delle storie sue che si sviluppano, delle trame vite e racconti più o meno veri, più o meno interessanti.
Allora la domanda è come riconosco il mio bar? 
Non saprei rispondere, ho maturato la convinzione che i Bar, le osterie, le piccole strutture ti sanno riconoscere loro.
Resta il fatto che ogniuno di noi nella sua Public Life, la vita pubblica, elegge un suo luogo, o alcuni luoghi dove adora passare il suo tempo in compagnia, alle volte solo, ma comunque in quel luogo genera i suoi rapporti sociali, questo sto cercando : un luogo così. I rapporti di questo genere, se anche alle volte appaiono e sono superficiali, in realtà succede ed è successo, si dimostrano nel tempo reali e profondi. Spesso in quel gruppo di persone i rapporti si confondono ne nascono amicizie e alle volte anche storie più complesse. 
Quindi sto cercando tre cose :  Un bar, un oste, un luogo perfetto, 
nella eccezione che ne da Robert Pirsig  nello Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta :  “Qualsiasi lavoro tu faccia, se trasformi in arte ciò che stai facendo, con ogni probabilità scoprirai di essere divenuto per gli altri una persona interessante e non un oggetto. Questo perché le tue decisioni, fatte tenendo conto della Qualità, cambiano anche te.

martedì 27 marzo 2012

Scatolame e Tubetti

Siamo nel solito supermercato. 
Di fronte o attiguo alla pasta terza fila circa sulla destra c'è quasi sempre lo scatolame. 
Una affinità tra pasta e pelati, che  servono al sugo suppongo.
C'è di che sbizzarrirsi, sottaceto, All'olio di oliva (quasi extra) all'olio di semi, cotti al vapore, a crudo al gusto di marcantonio, o 
...surrogato di.

A cosa servono ? 
- Me lo chiedo spesso... cosa si può fare co' sta roba.
Ai tempi della TV in bianco e nero e carosello te la regalava la zia o la nonna come souvenir della campagna più che altro per non buttarli da loro, te li davano così tu li portavi in città   e con calma li buttavi un paio di anni dopo.
Ci si faceva il coniglio o l'insalata di rinforzo, e altre cose ancora. Una volta si usavano perché al mercato trovavi solo i prodotti di stagione, inoltre non esistevano i frigoriferi. è un ottimo sistema di conservazione. 
Oggi ? Io in mezzo a quelle cose ci ho comprato ad esempio del fegato d'oca, almeno cosi credevo di aver fatto ma poi ho controllato l'etichetta dove stava legalmente scritto: fegato d'oca minimo 10%, carne scelta (da chi?) di maiale 45%, aromi, antiossidante, etc... in una altra confezione di granchio c'era scritto Surimi e aromi naturali poi il E130 cioè la ruggine. Ma i risultai mi sono stati dubbi "sarà questo il sapore? del surimi o del fegato di maiale ?" 
Che metodo avrei di confronto, e soprattutto "con cosa?" Cosa diavolo è il Surimi e che c'entra con la Grancevola, dove si acchiappa, o si pesca sopra o sotto l'acqua ? com'è fatto ? ha otto pinne ? 
Cosi aspetto che qualcuno ne compri... Glielo chiedo, forse un metodo e un motivo ci sarà.
Una bella donna quarantina, in forma, elegante cappotto e scarpe di qualità, non rozza, una certa cura della persona, con accompagno della filippina - (tipologia comportamentale stile “via col vento” con Mami) -, guarda tra le scatole, forse ne compra qualcuna, attendo, poi mi avvicinerò per chiederle delucidazioni tanto con Nicolò non sembro offensivo, attacca bottone maniaco, quindi passo serenamente per un padre impacciato e semmai chiedo se posso darli al bambino e magari come si preparano o si servono. 
Ne compra... yess ! Bene guardiamo cosa :
Tubetto di paté, roba strana un tubetto dentifricesco colore rosa Hello Kitty,
seconda presa barattolo condisci il riso (per insalate), sottaceto marca nota piemontese, carciofini marca anonima ma simil Rustica dal contadino con amore (fatta ad arte con segnature come se fossero scritte a mano da multinazionale tedesca) di quelle cose che in internet si chiamano Fake. A seguire Vongole in barattolo, olive snocciolate col buco.
Non ho nulla da chiedere purtroppo so già che cosa succederà
i carciofini sono fini a se stessi, e/o per un eventuale aperitivo , pizza sicuramente no, ne tantomeno un pasta troppo lavoro per Mami, un riso lessato troppo verrà condito con quel barattolo (con l'aggiunta di un formaggio in busta e sotto cera più wurstel al sapore di qualcosa), le olive andranno ad aggiungersi al riso o forse a un più dignitoso Martini, ed infine languide ed esangui moriranno in un cimitero di stuzzicadenti in un piattino di porcellana Bavaria. Con le vongole gommose faranno un pasta altrettanto gommosa, l'unica cosa che saprà di mare sarà la foto sul buffet in sala delle ultime vacanze in barca coi ragazzi. Infine il paté verrà dato ai bambini che ignari di mangiare scarti alimentari fra una decina di anni durante un soggiorno in Irlanda e davanti ad un salmone fresco li potreste sentire dire: 
"Ma sei sicuro che è salmone ?  È terribile sa come di pesce...."



Tanto per chiarire: io uso alcune cose in scatola i pelati in primis facevo anche la conserva in casa con una compagna, ma quei tempi sono andati, la soia, le acciughe al posto del Garum (vedi a riguardo Allan Bay cuochi si diventa 2 Feltrinelli Milano 2004) sia altre cose. alle volte li compro per curiosità o semplice sfizio. Ai tubetti ramificati alle salse con vita propria e canone d'affitto del frigo registrato alle confetture oramai radiottive e psicadeliche.  Me lo chiedono soprattutto di notte "perché mi hai comprato ?"
"Per curiosità, per usarti in una ricetta al posto del fresco, perchè ti aveva comprata un bella signora. - Rispondo con coraggio e sfacciataggine - "Senti Ciccio io ci ho provato! Sei tu che non combini con nessuna ricetta che ho letto negli ultimi cinque anni". Lo scatolame allora incupito, per dispetto, visto che normalmente spira in ere geologiche, deciderà autonomamente di scadere la settimana prima del giorno in cui io ho deciso di utilizzarlo in qualche surrogato di ricetta con modifica a favore della scatola, ed anche dell'economia familiare, utilizzando, in questo caso ammortizzando, il barattolo al posto del fresco. A questo punto ignaro dalla determinazione del barattolo di scadere, colto così alla sprovvista, sarò costretto a ricomprare un suo simile e a volturargli i contratti, in un ciclo infinito di scadenze e riacquisti.



domenica 25 marzo 2012

"SUI ROMANI" GUIDO PIOVENE 1957


Staccare un romano da Roma è un impresa quasi impossibile.
Tra tutti i popoli è il più popolo, il popolo per antonomasia, il popolo nel senso antico, quello che meno accetta di cambiare con altre le sue caratteristiche popolari, ed è il più restio ad imborghesirsi. Vivace divertente, più amante della vita che delle ideologie. Con Roma è familiare perciò è il più immune alla retorica. Ed è il mettere a livello familiare una città che tutti chiamano eterna, con le sue pietre con la sua storia, gli toglie anche la stima d'ogni altra specie di grandezza. Fra tutti i popoli è quello che ammira meno. L'ammirazione nè un sentimento che ha corso molto breve e superficiale a Roma; il sentimento vero dei romani è livellatore in base alle cose semplici della natura e della vita. Non ammira i potenti nella forza e nell'intelletto, sapendo che passano sempre ma proprio perché non crede in nessuno, essendo scettico e realista sa però circondare quelli di turno se sono potenti davvero, e finché durano, di premure e ossequio. L'ossequio è disponibile l'ammirazione mai. In nessuna città al mondo la potenza è così poco stimata, ma in nessun posto al mondo appartenere al novero dei potenti giova di più. Invece poco giova di voler essere qualcuno il volersi distinguere senza titolo gradi o cariche. La mancanza di ammirazione dei romani per i loro simili si realizza in maniera esplicita. Da questi doppi sentimenti, nasce tra il popolo e i potenti un rapporto misto, servizievole ed insieme confidenziale. La tendenza all'ammirazione si accompagna per il solito alla fede e alla virtù. Essendo poco ammiratore, il popolo romano buono ma non virtuoso, e ignora il moralismo. Il suo profondo istinto è quello di ammettere tutto l'umano ad ogni modo di astenersi da qualsiasi condanna. E la società romana, in tutti i ceti è quella che esclude meno la più incapace di ostracismi per ragioni morali la più pronta alle assoluzioni. Scandali di stupefacenti ed altro, campagne contro la speculazione, denunce interessano come dei racconti che poco commuovono, infatti esaurito il loro corso giornalistico si afflosciano rapidamente.
La filosofia romana è non pensare troppo lo scopo della vita è vivere. È il popolo romano, dicevo, è quello che più rifiuta di imborghesirsi. Vive in compagnia perpetua confidenziale irriverente corre subito al Tu e ai nomignoli, le qualità che onoro sono popolaresche, onora chi è sano chi è forte chi chi può mangiare e bere senza riguardi, chi ama la compagnia e sa stare allo scherzo, ma sa anche difendersi dallo scherzo, ribattere e picchiare il pugno sul tavolo. Onora poi chi sa parlare, non nel senso degli intellettuali, ma nel senso sociale e pratico del botta e risposta pronto e arguto. Ch'è una prova di forza. Vuole che l'uomo sia sincero senza finzioni, franco e senza peli sulla lingua, mantenga fede all'amicizia e non vi manchi per nessuna ragione, né un contrasto di idee né un giudizio morale. Il suo linguaggio corrisponde al carattere è nudo esplicito sboccato. É buono della specie di bontà spietata collegata alla mancanza di ammirazione che aborre la superiorità e distrugge chi emerge, ma poi è pronto a soccorrerlo con lo slancio del cuore. Del resto è la caratteristica media di tutto il popolo italiano. Con questi elementi si può fare un ritratto lusinghiero o un ritratto ostile, dipende dall'umore e dalla mentalità di chi guarda. Ma nessuno potrà negargli d'essere una realtà molto concreta e irriducibile.

venerdì 10 febbraio 2012

IF di Joseph Rudyard Kipling


If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you;
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too:
If you can wait and not be tired by waiting,
Or being lied about, don't deal in lies,
Or being hated, don't give way to hating,
And yet don't look too good, nor talk too wise;

If you can dream—and not make dreams your master;
If you can think—and not make thoughts your aim,
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same:
If you can bear to hear the truth you've spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build 'em up with worn-out tools;

If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss:
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: "Hold on!"

If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with Kings—nor lose the common touch,
If neither foes nor loving friends can hurt you,
If all men count with you, but none too much:
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds' worth of distance run,
Yours is the Earth and everything that's in it,
And—which is more—you'll be a Man, my son!


«Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L'hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;

Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.

Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
E perdere, e ricominciare daccapo
Senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
A sorreggerti anche quando sono esausti,
E così resistere quando in te non c'è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!"

Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
E — cosa più importante — sarai un Uomo, figlio mio!
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