domenica 20 gennaio 2013

Di Einaudi, Flaiano e di una mitologia personale.




Di Luigi Einaudi presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955 ne hanno parlato bene in molti, e non mi risulta che ne abbiano mai contestato l'integrità morale politica, o la figura di persona parca leale e corretta. Molti sono gli aneddoti curiosi sull'ospitalità e sulle cortesie del presidente e signora al quirinale. Sulla sua integrità e la sua passione profonda della cultura contadina nota è la storia di una cena informale raccontata da Ennio Flaiano. : 



Molti anni fa, nel terzo o quarto anno del suo mandato presidenziale, fui invitato a cena al palazzo del Quirinale, da Luigi Einaudi. A tavola eravamo in otto, compresi il presidente e sua moglie. Otto convitati è il massimo per una cena non ufficiale, e la serata si svolse dunque molto piacevolmente, la conversazione toccò vari argomenti, con una vivacità e una disinvoltura che davano fastidio all’enorme e unico maggiordomo in polpe che ci serviva... 

Il presidente sembrava un nonno felice di rivedere nipoti lontani. Ma eccoci alla frutta. Il maggiordomo recò un enorme vassoio del tipo che i manieristi olandesi e poi napoletani dipingevano due secoli fa: c’era di tutto, eccetto il melone spaccato. E tra quei frutti, delle pere molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po' sorpreso tanta botanica, poi sospirò: “Iodisse “prenderei una pera, ma sono troppo grandi, c’è nessuno che vuole dividerne una con me?. Tutti avemmo un attimo di sgomento e guardammo istintivamente il maggiordomo: era diventato rosso fiamma e forse stava per avere un colpo apoplettico. Durante la sua lunga carriera mai aveva sentito una proposta simile, a una cena servita da lui, in quelle sale. Tuttavia, lo battei di volata:Io, presidente” dissi alzando una mano per farmi vedere, come a scuola. Il presidente tagliò la pera, il maggiordomo ne mise la metà su un piatto, e me lo posò davanti come se contenesse la metà della testa di Giovanni il Battista. Un tumulto di disprezzo doveva agitare il suo animo non troppo grande, in quel corpo immenso. “Stai a vedere” pensai “che adesso me la sbuccia, come ai bambini”. Non fece nulla, seguitò il suo giro. Ma il salto del trapezio era riuscito e la conversazione riprese più vivace di prima; mentre il maggiordomo, snob come sanno esserlo soltanto certi camerieri e i cani da guardia, spariva dietro un paravento. Qui finiscono i miei ricordi sul presidente Einaudi. Non ebbi più occasione di vederlo, qualche anno dopo saliva alla presidenza un altro e il resto è noto. Cominciava per l’Italia la Repubblica delle pere indivise.


Una in particolare mi ha colpito. Luigi Einaudi fu un grande amante della coltivazione della vire e del vino, tant'è che Guareschi direttore di un giornale satirico dovette pagare per una vignetta che ritraeva il presidente al centro di due ali di corazzieri fatti da bottiglie di Nebbiolo. Il fatto che Einaudi si sia piccato è probabilmente dovuto al motivo che i poderi Einaudi producessero Barolo e Barbaresco di altissima qualità, quindi non consono ad un giovane e semplice Nebbiolo. Si dice, anche che in un altro pranzo fossero presenti un giovane Veronelli, un più autorevole Aldo Buzzi forse Steimberg e addirittura un piemontesissimo Soldati. Sulla stranezza dell'invito di un così spaiata ed eterogenea combriccola di allegri narratori di cibo,di vino, cineasti, editori etc. si interrogava, pare, il giovane Veronelli (dico pare, perché la storia non mi è stata fatta leggere ma solo raccontata). Cosi il Veronelli stette a dir suo . Attentissimo a qualsiasi cosa, il cibo le pietanze attendeva di carpire qualche informazione. Per quale motivo erano li ? Sarà stato il bisogno di agevolare il giovane editore ? No il presidente non era il tipo di persona da fare una cosa simile. D'altronde cosa poteva colpire questi signori? Finché amabilmente il presidente non chiese esattamente cosa ne pensassero del pasto, del vino e dei dolci.


Ecco, il Presidente Einaudi per farsi dire come fosse del vino (il Suo) chiese ai commensali i più autorevoli su piazza ovviamente come fosse il vino ? Buono, eccezionale, ma per questo sono stato invitato da lei ? Si, rispondeva il presidente non potendo ricevere direttamente che complimenti, ho camuffato le bottiglie, in modo da garantirmi massima sincerità di giudizio e verificare che cosa pensaste del mio vino.  ad avercene oggi di politici così.

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