domenica 31 luglio 2011

La prima sorsata di birra

E' l'unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un abbondanza sprecata. L'ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire una parvenza di potere... Ma la prima sorsata ! Comincia ben prima di averla inghiottita. Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato una beatitudine velata di amarezza.
Come sembra lunga, la prima sorsata.
La beviamo subito, con avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto: la quantità, né troppa ne troppa poca che è l'avvio ideale; il benessere immediato sottolineato da un sospiro uno schioccar della lingua, o un silenzio altrettanto eloquente; la sensazione ingannevole di un piacere che sboccia all'infinito...intanto, già lo sappiamo. Abbiamo preso il meglio. Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un po' sul sottobicchiere di materiale assorbente. Assaporiamo il colore, finto miele, sole freddo,. Con tutto un rituale di circospezione e di attesa, vorremmo dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito. Ma contenente e contenuto possono interrogarsi, rispondersi tra loro, niente si riprodurrà più. Ci piacerebbe conservare il segreto dell'oro puro racchiuderlo in formule. Invece davanti al tavolino bianco chiazzato dal sole, l' alchimista geloso salva solo le apparenze e beve sempre più birra con sempre meno gioia.
È un piacere amaro: si beve per dimenticare la prima sorsata.       


Philippe Delerm 

Nessun commento:

Posta un commento