giovedì 26 maggio 2011

andiamo finalmente dentro


Andiamo
piove e come spesso succede non ho di che coprirmi, ma esco indomito per fare un po di spesa per la cena. Il menù al solito non è previsto io applico la cousine du marchè, decido in base ai prodotti che trovo, sicuramente mai prima di uscire di casa. Quindi faccio mente locale sugli acquisti della mattinata al mercato, casuali in genere. Sicuramente dovrà comprare del pane, un po di formaggio, il parmigiano per il ragazzino, della ricotta magari di capra e volendo fare un tortino di verdure... detersivi per i panni e ci scappa ...mentre percorro i cento metri che distanziano l'ultimo spazio coperto dall'ingresso del supermercato mi viene in mente che “non ho redatto la lista” un fulmine avrebbe fatto meno male. È un guaio di proporzioni gigantesche... dovrò gironzolare tra i comparti tutti nella speranza di accendere qualche neurone della memoria che mi segnali qual'è lo stato ultimo del luogo asciutto. Gironzolando a caso, in genere, finisce che cado in tentazione per qualcosa di perfettamente inutile, aumenta il tempo perso tra gli scaffali e infine riempiro talmente il cestino da essere costretto a pagare col bancomat perchè i soldi che ho di budget non basteranno. Speriamo che almeno ricorderò il codice del bancomat. Percorro gli ultimi dieci metri e arrivo.
Mi accolgono fantastiche luci al neon, la scritta illuminata mi sovrasta ed è un monito. La porta non permette ripensamenti, si apre automaticamente, non sempre è così efficace, oggi stranamente mi ha visto subito, “apriti sesamo” penso. Dei cani soli, stanno fuori legati ai moschettoni, elemosinano un minimo di conforto, “su bello ora viene” dovrebbe bastare, insieme a loro non dissimile nello sguardo lacrimevole un venditore di calzini e cd falsi, cerca di vendermi film inquadrati storti e malfunzionanti, mai che avesse un film che mi piace, sempre questa roba americana film d'azione e commedie di scoreggie, cartoni animati con sottotitoli in russo e teste passanti davanti la macchina da presa. ”M'hai fregato già un paio di volte” gli dico per scacciarlo prima che si avvinghi a me come un oala, io ho scoperto come buttarli giù da internet e tanto non li vedo uguale. Per me un film è bello al cinema, o in compagnia, in tv perde fascino e l'attenzione, non è la stessa cosa, per dormire mi basta forum o telemarket.
La porta automatica si e aperta e chiusa tre quattro volte almeno, ma nessuno sottolineo nessuno dei quattro funzionari con il cartellino ciao sono Paolo mi ha degnato di uno sguardo. Attraverso il valico tra mondo reale e il santuario delle promozioni ed entro.



Pape Satan Aleppe
Luci al neon, odore di chiuso, ventata di aria condizionata, bancone bianco sempre sbeccato con pezzetto di truciolato in vista, ragazza delle promozioni intenta a compilare moduli, in due anni avrà compilato sessantamila moduli, solo quando io passavo di là, divisa dai colori sociali. Sempre intenta nel suo strano scrivere chinata sembra dire “Io sono il vice-direttore si vede dal fatto che riempio i moduli”. E il direttore che farà. Lo lo so lo so, li firma ! In realtà se faccio mente locale ci ho anche parlato, fuori all'uscio vestita borghese sembrava normale addirittura carina. “Cciao” faccio io. “Ciao” fa lei poi colta da insana mammite si ferma guarda Nicolò e chiede: “bello il bambino è tuo?”. “Nooooo, assolutamente, l'ho appena trovato ai giardinetti allora ho pensato di portarlo alla macelleria per vedere se me lo frollavano loro, sai com'è sono un comunista vegano ed è solo mercoledi” non lo dico forse è un rimorchio, allora penso “nooo è di mia sorella? Lo tengo io così lei può andare” non ho risposto, non la voleva la risposta, dice “ma è identico a te”. Faccio solo in tempo ad alzare un sopracciglio mentre chiude con: “ciaoooooo” e se ne va. Eppure volevo guardarla negli occhi prenderla sul mio braccio e chiederle sottovoce con fare languido e inequivocabile “ma che cazzo ci scrivete in tutti quei moduli?” non lo sapro mai. Diamoci un tono, lei scrive, io passo innanzi e non mi curo di Lei. Vengo avvolto dalle promozioni, cara punti, regalo, lamentele e cassette dei buoni propositi, catalogo dei regali... oggetti che non puoi non avere.
La carta punti c'è l'ho avuta. Ci ho pure preso un fantastico registratore a cassette karaoke, e microfono, radio sveglia pronto soccorso con tre pupazzetti attaccati sopra col silicone, tigro, winnie e l'asinello. Fatti i giusti calcoli solo 2000 euro di spesa circa. Non troppi in fondo tanto li avrei spesi comunque.                   

stinco di santo

lo stinco è uno dei piatti per eccellenza. un piatto povero e semplice 

l'uomo della pioggia


martedì 24 maggio 2011

spaghetti fly monster


Lontano da dove? Europiccola


Lontano da dove?  L'esilio non è altro che assenza e può assumere molte forme alcuni sostengono che l'esilio ci viene instillato quando veniamo svezzati dal seno materno; altri affermano che che si forma la prima volta che ci viene detto di lasciare la tavola di famiglia, oppure quando veniamo lasciati.  Esilio ?
Il 29 dicembre 1904 una figura femminile solitaria minuta, se ne sta seduta su di una panchina di fronte alla stazione ferroviaria della Sudbahn, ai piedi dell'obelisco della dedizione della città all'Austria, raffigurante una Trieste allegorica, il capo levato in espressione di gratitudine che emerge da un cumulo di rovine romane. L'obelisco è stato rimosso da un pezzo, ma il monumento all'imperatrice Sissi è tornato al giardinetto di fronte alla stazione.
Vediamo lì questa figura minuta di donna in attesa una ora dopo l'altra: porta il berretto di panno, un logoro vestito da viaggio, ha disposto intorno a se, sul selciato, bagagli e fagotti. Di quando in quando volge lo sguardo all'orologio della stazione poi scruta ansiosa la via che conduce al centro della città.
Ed eccolo finalmente arriva l'uomo che aspettava. Alto allampanato occhialuto, con un abito di tweed abbottonato e un cappello di paglia, l'alito liquoroso: ecco che arriva James Joyce, a consolare la sua giovane compagna in apprensione, Nora Barnacle, che balza in piedi stringe il berretto fra le mani e gli corre incontro in lacrime.
Naturalmente provava sollievo a rivederlo: lui però non le rese certo vita facile negli anni che passarono a Trieste. Joyce aveva lasciato così a lungo presso la stazione ferroviaria quel giorno perché appena arrivato, era subito riuscito a mettersi nei guai. Era andato a cercare un posto dove pernottare, ma poi si era unito a una brigata di marinai ubriachi e la polizia l'aveva arrestato. C'era voluto il riluttante intervento del console britannico per farlo uscire di prigione e la povera Nora avrebbe benissimo pensare che quello era un brutto presagio. Sono molte le vie che ricordano a Trieste il loro passaggio, perennemente in bolletta.
Ricostruire i loro spostamenti durante il periodo che trascorsero in città non è certo una impresa da poco. Joyce sbarcava il lunario impartendo lezioni di Inglese, in parte alla berlitz, in parte privatamente : ma il suo rapporto con i soldi era senza speranza, dato l'assillo dei debiti e le frequenti grane coi padroni di casa, sono molte le vie che ricordano il passaggio della coppia, da un tugurio all'altro, prima da soli poi con un bambino, poi con Stanislsaus, fratello di Joyce, poi con la seconda figlia, poi con la sorella di lui, Eva e i suoi due bambini, infine con l'altra sorella Eileen, sempre stretti e di malumore.
A un certo punto si diedero per vinti e partirono per Roma, dove rimasero qualche mese.
Joyce aveva il genio per compagno, qui scrisse Dedalus, ritratto dell'artista da giovane, buona parte di gente di Dublino, e concepì L'Ulisse. Trieste gli piaceva l'aveva soprannominata Europiccola. Passava lunghe ora a passeggio, specialmente nella chiesa greco-ortodossa di San Nicolò,c'erano centinaia di osterie, caffè e case di tolleranza in cui trovare svago.  

a solo piace il basket