Una
sera di tanti anni fa un amico chef di un noto ristorante dei
Parioli, Piggi definitosi “un Milanese Dop della bassa”, tra il
terzo bicchiere e quello di troppo, mi chiese a bruciapelo: “Cosa
distingue la cucina italiana dalle altre nel mondo?”. Pensai fosse
facile, e dissi “Lo Spaghetto”; “No”- sorrise -“Si vede che
sei un pirla, il riso, anzi il risotto. L'unica cosa che i cuochi
internazionali non riusciranno mai a fare come un Italiano, è il
risotto”.
Ci
pensai durante la resaca
della mattina dopo.(Una
resaca se refiere a los síntomas desagradables que una persona
experimenta después de tomar mucho alcohol)
Sarà vera questa storia del risotto?. Come potevo sapere se è
quello che diceva Pigi era vero?. Nei ristoranti non lo fanno
volentieri il risotto, forse perché servono almeno 20 minuti per
servirlo espresso. Siamo però il primo produttore al mondo con oltre
9 specie di riso superfino e tutti di alta qualità. Lo stesso
Benjamin Franklin rubò i semi del Carnaroli per ripiantarli negli
Stati Uniti d'America. Bisogna provarne uno vero per capire. Nei
manuali di cucina il riso presenta cinque/sei modi diversi per
prepararsi. Il risotto no. Ne ha uno solo. Nei menu internazionali
non l'ho trovato mai. Forse ha ragione Piggi. Ecco il perché di
questo amore per il Re della cucina Italica (ovvero quello che gli
chef internazionali non saprebbero fare).
Il
primo che vi racconto è un risotto alla Bonarda, o il “Risotto
della Malora”. L'omaggio personale di Daniele Catozzo Oste e chef
della “Osteria della Malora” a Mario Soldati (1906.1999),
narratore, regista, scrittore e documentarista.
La
ricetta e i suoi trucchi sono il meno, quello che in fondo la rende
speciale sono la magia del momento, la compagnia a tavola, il cuore e
l'amore del cuoco, la curiosità di chi l'assaggia, mancanti questi
ingredienti potreste rimanere delusi.
Pavia.
Passato il ponte coperto la strada si dirige verso le
risaie di Arborio, Carnaroli e Baldo, a sinistra compare Borgo
Ticino, il vecchio borgo. Passando il ponte coperto e la sua statua
con la vedetta e mitragliatrice si arriva sino alla Bocciofila. Mi
sono immaginato Mario Soldati e la sua Osteria con annesso campo di
bocce. Eccolo li col sigaro mentre si beve una Bonarda. O un Pinot
Spumante magari seduto a riva, a guardare le linee mosse del Ticino.
La
mia idea di Pavia è esattamente questa: Spumanti, Pinot in bianco,
Bonarda riso e rane in ordine sparso. Invece Massimo Marcotullio
racconta che “il Ticino è come il Mississipi” e in fondo per lui
“Pavia è una città che ha del Blues”. Se lo dice lui che è
stato assessore alla cultura, e direttore dello stabile lo prendo per
vero.
http://www.agrodolce.it/2014/04/12/il-risotto-dellosteria-della-malora
Mi lascio accompagnare da un'atmosfera: “il Blues pavese,
Riso, rane, e Soldati che fuma il sigaro mentre gioca a bocce”. C'è
una lieve nostalgia, colpa del freddo e di una lieve nebbiolina che
sale.
Arriviamo
all'Osteria della Malora. Daniele ci attende alla porta. E' un
bell'ospite, ci fa accomodare, ci porge un bicchiere di vino (una
Bonarda ferma) e ci mostra i segni sul muro, il livello delle
esondazioni distinte per livello delle acque e annate, le mostra con
orgoglio come fossero delle bottiglie da collezione, o cicatrici di
lunghe battaglie. Questo spiega il nome “della Malora” ogni
cinque sei anni va tutto sott'acqua. Daniele è nato nell'oltre Po,
sposo della figlia dell'oste, dal 1985 è rimasto in cucina. Uno Chef
per amore. Ci fa entrare in cucina, rabbocca i calici, “alla
salute”. E inizia la preparazione.
Armatevi
di una pentola con manico saldo, alta abbastanza da saltare il riso
Dosi
consigliate
125
grammi di riso (Carnaroli nel caso) a testa.
1
salciccia (pavese a pasta da salame) senza pelle ogni due persone
1
spicchio di aglio
1
cipolla bianca
sale
q.b. o pizzichi uno per persona.
una
manciata di maggiorana fresca
una
bottiglia di Bonarda vivace che non sappia di tappo.
(possibilmente
svaporata a parte con chiodi di garofano e io ci metto anche una
buccia di arancia, a gusto personale)
un
litro e mezzo di brodo da ossa e verdure, caldo.
Scaldate
con l'olio o se vi piace con lo strutto, la padella, a fuoco medio.
Aggiungete
la carne di salciccia, aglio e cipolla.
Fate
rosolare per 5 minuti senza bruciare, aggiungendo brodo.
Sfumate
con un po di vino. Togliete l'aglio.
Saltate
frequentemente o girate spesso.
Mettete
il riso e il sale assieme e coprite con coperchio, asciugate e
tostate il riso fino a quando non cambia colore. (Fuoco basso)
Assorbito
per bene il grasso (il condimento) iniziate la cottura aggiungendo
spesso il brodo molto caldo ad un massimo di tre quarti senza mai
farlo bruciare. Sempre girando.
Dopo
10 minuti circa versate lentamente il vino fino a coprirlo
completamente e fate asciugare fino a cottura ultimata 8/10 minuti
circa.
Quando
il riso risulta al dente aggiungete la maggiorana e toglietelo dal
fuoco
Se
vi riesce servitelo all'onda su piatto ben caldo.
Il
risultato è un risotto rosso e profumato di floreale, con una lieve
punta di acido, dovuta al vino. “Questo perché io non lo stempero”
spiega Daniele, “queste raffinatezze sono successive al modo di
mangiarlo della mia infanzia” e “normalmente lo faccio, ma lo
preferisco rustico, come lo faceva mia madre“. Un bel riso davvero.
Il mio primo risotto vero, alla maniera cara credo a Mario Soldati,
Osteria con annesso il campo da bocce.
Nessun commento:
Posta un commento