Di
Luigi Einaudi presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955
ne hanno parlato bene in molti, e non mi risulta che ne abbiano mai
contestato l'integrità morale politica, o la figura di persona
parca leale e corretta. Molti sono gli aneddoti curiosi
sull'ospitalità e sulle cortesie del presidente e signora al
quirinale. Sulla sua integrità e la sua passione profonda della
cultura contadina nota è la storia di una cena informale raccontata
da Ennio Flaiano. :
Molti
anni fa, nel terzo o quarto anno del suo mandato presidenziale, fui
invitato a cena al palazzo del Quirinale, da Luigi Einaudi. A tavola
eravamo in otto, compresi il presidente e sua moglie. Otto convitati
è il massimo per una cena non ufficiale, e la serata si svolse
dunque molto piacevolmente, la conversazione toccò vari argomenti,
con una vivacità e una disinvoltura che davano fastidio all’enorme
e unico maggiordomo in polpe che ci serviva...
Il presidente sembrava
un nonno felice di rivedere nipoti lontani. Ma eccoci alla frutta. Il
maggiordomo recò un enorme vassoio del tipo che i manieristi
olandesi e poi napoletani dipingevano due secoli fa: c’era di
tutto, eccetto il melone spaccato. E tra quei frutti, delle pere
molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po' sorpreso tanta botanica,
poi sospirò: “Io”
disse
“prenderei una pera, ma sono troppo grandi, c’è nessuno che
vuole dividerne una con me?”.
Tutti avemmo un attimo di sgomento e guardammo istintivamente il
maggiordomo: era diventato rosso fiamma e forse stava per avere un
colpo apoplettico. Durante la sua lunga carriera mai aveva sentito
una proposta simile, a una cena servita da lui, in quelle sale.
Tuttavia, lo battei di volata:“Io,
presidente” dissi alzando una mano per farmi vedere, come a scuola.
Il presidente tagliò la pera, il maggiordomo ne mise la metà su un
piatto, e me lo posò davanti come se contenesse la metà della testa
di Giovanni il Battista. Un tumulto di disprezzo doveva agitare il
suo animo non troppo grande, in quel corpo immenso. “Stai a vedere”
pensai “che adesso me la sbuccia, come ai bambini”. Non fece
nulla, seguitò il suo giro. Ma il salto del trapezio era riuscito e
la conversazione riprese più vivace di prima; mentre il maggiordomo,
snob come sanno esserlo soltanto certi camerieri e i cani da guardia,
spariva dietro un paravento. Qui finiscono i miei ricordi sul
presidente Einaudi. Non ebbi più occasione di vederlo, qualche anno
dopo saliva alla presidenza un altro e il resto è noto. Cominciava
per l’Italia la Repubblica delle pere indivise”.
Una in
particolare mi ha colpito. Luigi Einaudi fu un grande amante della
coltivazione della vire e del vino, tant'è che Guareschi direttore di un giornale
satirico dovette pagare per una vignetta che ritraeva il presidente
al centro di due ali di corazzieri fatti da bottiglie di Nebbiolo. Il
fatto che Einaudi si sia piccato è probabilmente dovuto al motivo
che i poderi Einaudi producessero Barolo e Barbaresco di altissima
qualità, quindi non consono ad un giovane e semplice Nebbiolo. Si
dice, anche che in un altro pranzo fossero presenti un giovane
Veronelli, un più autorevole Aldo Buzzi forse Steimberg e
addirittura un piemontesissimo Soldati. Sulla stranezza dell'invito
di un così spaiata ed eterogenea combriccola di allegri narratori di
cibo,di vino, cineasti, editori etc. si interrogava, pare, il giovane
Veronelli (dico pare, perché la storia non mi è stata fatta leggere
ma solo raccontata). Cosi il Veronelli stette a dir suo .
Attentissimo a qualsiasi cosa, il cibo le pietanze attendeva di
carpire qualche informazione. Per quale motivo erano li ? Sarà
stato il bisogno di agevolare il giovane editore ? No il presidente
non era il tipo di persona da fare una cosa simile. D'altronde cosa
poteva colpire questi signori? Finché amabilmente il presidente non
chiese esattamente cosa ne pensassero del pasto, del vino e dei
dolci.
Ecco,
il Presidente Einaudi per farsi dire come fosse del vino (il Suo)
chiese ai commensali i più autorevoli su piazza ovviamente come
fosse il vino ? Buono, eccezionale, ma per questo sono stato invitato
da lei ? Si, rispondeva il presidente non potendo ricevere
direttamente che complimenti, ho camuffato le bottiglie, in modo da
garantirmi massima sincerità di giudizio e verificare che cosa
pensaste del mio vino. ad avercene oggi di politici così.
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