Sono nato a Roma, De Sanctis è il mio cognome. Giorgio, mio padre, lui è
nato a Muntich comune di Marcana, durante i bombardamenti, nel 1943 da sfollato.
Mia nonna Vittoria Kriśanach mi mostrava la foto del padre, un
ufficiale austriaco con dei bei baffoni appoggiato con fare
autorevole su di uno spadone – era stato un soldato della prima
guerra mondiale, eroe, o disertore ? Non so bene da quale parte, lei
cittadina italiana era stata operaia alla Alfa Romeo nelle colonie
africane. Sposò Eros De Sanctis romano, che per dovere e per amore,
viveva a Pola. Suo cognato Guerino Crisanach visse a Opicina, da
bambino mi raccontava di essere stato catturato ad El-alamein dagli
Inglesi, non è più tornato a casa sua dal 1936. Nel 1968 Giorgio
mio padre tornò nella terra di sua madre a trovare amici e familiari
là rimasti, conobbe così mia madre Mira, lei fiumana figlia di
Floriano (Svetko) e di Sdenka Pereśa. Mi hanno detto che il padre di
Svetko fosse stato catturato in Russia con l'armata Bianca
antibolscevica da austriaco, suo cugino era in Russia coll' Armir da
Italiano, ma questo non impedì a mio nonno di stare coi partigiani
titini, ne a questi di infoibargli un cugino. Da Mira e Giorgio sono
nato io. A quale razza appartengo ? sarei Giuliano, slavo non credo, nemmeno istriano, ne esule, italiano lo dice il passaporto e
il servizio militare, romano la nascita anche se con un cognome
meridionale, ma ho una nonna austriaca, una fiumana, un nonno
italiano profugo, l'altro italiano slavo o slavo con nazionalità
italiana. Sinceramente
non lo so, e poco mi importa.
Comunque
stiano le cose io a Pola ci ho sempre passato le vacanze estive. Ho
la casa dei nonni, tra noi parlavamo italiano, slavo e un misto di
istro-veneto, il polesano forse. Ricordo le nenie istriane nelle
osterie, e le filastrochhe in veneto. “Se il mare fosse un tocjio ”
mi ricorda l'infanzia. Ma
ha un significato solo per me, se dico “Giuliano” pochi
comprendono. Imparai
il serbo-croato (oggi una lingua morta) per gli amici quando non
bastava l'italiano e l'inglese. Poi dal 1990 al 1994 la Marina
Militare Italiana e l'esercito Croato mi sconsigliarono l'espatrio,
causa guerra jugoslava.
Mentre
nello stesso periodo un mio cugino Silvio Ante o Antich guadagnava
suo malgrado una medaglia sui monti vicino a Plitvice, dice lui,
sparando a un cinghiale.
Tornato
nel 1996 nella casa che era stata dei miei nonni, che all'ingresso
conserva la scritta leggibile sotto una volontariamente sbiadita
aquila bi fronte l'anno di costruzione “1904”, Invito degli amici,
e do l'indirizzo “Beogradska Ulica 55”. Non mi trovano, se non
dopo un paio d'ore e al terzo giro dell'Arena.
I
due esasperati incontrano un anziano signore che parla italiano e
capiscono che nella nazionalista Croazia “Beogradska” ha fatto il
suo tempo. Il gentile vecchietto spiega : “sè drio San Francèsco
in zima al colle San Martin la incrociava via mazzini, ma ora la
scrivi Vukovarscka e la finisce sulla Sklola Tesla”.
Gli
amici nel raccontarlo ridevano, del vecchio, della sua strana lingua
e della stramba toponomastica... io meno.
Per
qualche strano motivo me li sono spesso trovati colleghi, più spesso
amici e dopo anni di frequentazione ho scoperto conoscevano l'esodo,
poco o niente. Ci accomunava una
sensazione
di smarrimento, di fastidio ogni qual volta si rimette piedi di là.
Una sensazione di non sapere in che punto si è , chi si è. Con gli
anni le esperienze ti cambiano e le sensazioni si affievoliscono, si
tende a pensare ad altro, a cose più importanti.
Recandomi
al piccolo cimitero della Marina di Stoja a Pola, dove allineate in
un ordine militare e per data di decesso, si susseguono per Fato. La
stanno sepolti i marinai caduti in tre guerre. Mussulmani, cristiani
cattolici e ortodossi, ebrei, ricordati da epigrafi con caratteri
latini, gotici e cirillici, anche i cognomi sono mischiati, diversi
anche nella stessa famiglia. Arrivato alla vuota tomba di Nazzario
Sauro, mi è tornato in mente il racconto di Montanelli, del suo
gemere, disparato nel vedere portare via addirittura i morti dal
cimitero. Nazionalismi, fedi religiose, idee politiche, fanatismi
hanno inutilmente martoriato queste terre. Dopo anni ho pensato che
non ci fosse un reale colpevole o chi accusare, fascisti titini o
altro. Avidità, supremazia e orgoglio nazionale una voglia di
appropriarsi del mondo. Ai miei nonni sofferenti perchè non
capivano, in quanto non c'era nulla da capire, a quanti hanno visto
togliersi l'identità, la casa e il loro legame con la loro terra, a
quelli che ancora oggi emigrano e stavolta il nemico è la
disoccupazione, a loro pensavo a queste genti e ad altre uguali
ovunque, così non mi sono sentito più solo, purtroppo.